La storia dell'arte
figurativa nello spazio unitario di un dipinto o di una scultura è una questione fondamentale per la storia dell’arte, eppure a tutt’oggi è poco
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, infatti, la scena raffigurata non è suddivisa in tre scomparti distinti, ma si articola in uno spazio unitario, la cui antica tripartizione sopravvive
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spazio figurativo, ma è modulato in modo da alludere ad uno spazio naturalistico. Si guardi, ad esempio, la stella che ha guidato i Magi sulla via per
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antipodi dell’empirismo con cui Gentile gestisce lo spazio della rappresentazione. Qui la luce proviene da una fonte unitaria ben individuata e ogni
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tridimensionale. Lo spazio alle spalle dei personaggi è indefinito, ed essi stessi, invece di piantare saldamente i piedi sul terreno, sembrano quasi danzarvi sulle
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spazio entro cui si muovono è definito in modo sintetico, ma molto chiaro: la direzione da cui proviene la luce è deducibile limpidamente, i vari
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mantello, dispiegandolo in modo da accogliere il gregge dei fedeli. Ma la Vergine non crea con il suo gesto uno spazio concavo: la sua figura si dispiega
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risultato è un potente effetto illusivo di spazio tridimensionale: protettrice e protetti si saldano insieme, formando un volume geometrico
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spazio, del tempo e abitudini sensoriali condizionate dalla velocità della vita moderna, dalla serialità di ciò che ci circonda, dalla simultaneità
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Questa tendenza a fingere con la pittura o con il mosaico uno spazio architettonico a tre dimensioni su supporti bidimensionali perdurò in Italia
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spazio dorato, che ha una forte valenza simbolica: si presenta come infinito e, al tempo stesso, indefinito.
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rappresentazione di uno spazio illusoriamente tridimensionale.
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il pittore ha raffigurato l’interno di un edificio sacro, concentrandosi sul suo spazio presbiteriale, delimitato da un recinto marmoreo, in cui è
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Lorenzetti ha costruito l’immagine dell’interno di un tempio, affollandolo di una selva di colonne che suddividono lo spazio in tre navate. Tuttavia l’effetto
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significativi, in cui lo spazio figurativo è organizzato in base ai canoni prospettici messi a punto da Filippo Brunelleschi e divulgati dal
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al centro. Questo espediente di dislocare in uno stesso spazio una molteplicità di episodi distanti tra loro nel tempo è frequente in pittura
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Siamo dunque di fronte ad una scena in cui l’organizzazione prospettica dello spazio è utilizzata non solo in funzione compositiva, per rene eie
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Mantegna, in quegli anni, non si era limitato a fingere su una tela o su una parete piana uno spazio tridimensionale, ma aveva addirittura concepito
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fatto ci risucchia nello spazio del quadro e ci fa sentire anche noi attorno a quel catafalco, partecipi della tragedia della Vergine in lacrime, di
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effetti non lo era. Gli bastò pochissimo spazio per realizzare un finto coro a tre arcate che, mediante la forzatura dello scorcio prospettico della
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superficie piana gli oggetti visibili e lo spazio a tre dimensioni in cui essi si collocano. Rispetto ai precedenti sistemi, che erano empirici e
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. Dietro la capacità di rappresentare in maniera rigorosa lo spazio tridimensionale s’intravede quella volontà di dominio dello spazio fisico e di
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rappresentazione dello spazio basata su principi e pratiche figurative diverse da quelle prospettiche.
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andavano di pari passo nell’intento di mettere a punto gli strumenti e le tecniche di una corretta rappresentazione dello spazio fisico allo scopo di
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risultati prospettici abbia raggiunto questa tecnica di rappresentazione dello spazio, che fu messa a punto da Donatello e si diffuse largamente, sia
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spazi. Il congegno spaziale escogitato da Paolo Uccello finisce così per apparirci come una sorta di racconto dello spazio prospettico, prima ancora
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edificare uno spazio teatrale stabile, come invece avveniva regolarmente anche nel più modesto centro urbano dell’antichità classica. A lungo gli
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palazzo, ma un’aulica e sovrabbondante cornice, che invece di fare da sfondo convoglia lo sguardo dello spettatore al di là di se stessa, nello spazio
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spettacolari coreografie, che dilagavano nella platea, lo spazio compreso tra il palcoscenico e le gradinate dove sedeva il pubblico (fig. 156). Ci sono
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che sembravano invadere e minacciare lo spazio riservato al pubblico. A quell’epoca, ormai, vi erano parecchi edifici teatrali, ma quasi sempre si
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spazio e nel tempo. Quando ci si trova di fronte ad un’opera di cui non conosciamo l’autore, i dati visivi che ricaviamo dal suo stile (ma va da sé che
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alcuni, come questi cinque che sono indubbiamente tra i più sorprendenti (tavv. 4a-e), si ha la netta sensazione che quello spazio di libertà dai
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e dei primi secoli dell’età moderna, per forzare i limiti narrativi delle arti figurative e intrappolare, nello spazio, una porzione di tempo.
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durata temporale, mentre le arti figurative sono «arti dello spazio», perché si offrono allo sguardo simultaneamente, avendo, diremmo noi oggi, come
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riflettuto e recepito le indicazioni del filosofo tedesco volte a «intrappolare la durata» nello spazio figurativo, ovvero ad evocarla in maniera implicita
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vuole o si deve rappresentare una narrazione nello spazio unificato di un «solo» riquadro? In questo caso si può ricorrere all’espediente, in uso già nell
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Unificando in modo geometricamente controllato lo spazio illusivo del dipinto, la prospettiva brunelleschiana mette in crisi l’empirismo del metodo
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Quest’uso della distanziazione prospettica come «vettore spazio-temporale» assume una chiarezza davvero emblematica in un ben noto dipinto dell
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straordinario della sua capacità di organizzare in uno spazio unitario una sequenza narrativa complessa, riducendo all’osso il racconto, ma chiarendo i nessi tra
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Nell’affresco che sta di fronte al Testamento e morte di Mosè, Cosimo Rosselli ha occupato l’intero spazio con la rappresentazione dell’Ultima Cena
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fraintendimenti spazio-temporali, abbiano ben distinto queste due scene in primo piano, utilizzando a tal fine una ben precisa regìa di pose e di sguardi che le
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dei più irrequieti e audaci esponenti. Uno sperimentalismo che mette in crisi anche l’ormai tradizionale organizzazione prospettica dello spazio
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flash che coglie l’azione «in flagrante», nel suo farsi. Invece di escogitare accorgimenti in grado di raccontare, in uno spazio unitario, storie che
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di Poussin questa varietà di moti e di reazioni emotive compresenti nello spazio di un solo dipinto rischiava di scalfire il dogma classicista dell
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, definendo la prima «arte dello spazio» e la seconda «arte del tempo». Anch’egli insiste sulla «staticità situazionale» delle arti visive, che non possono
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spazio, da quell’Europa che si andava rapidamente industrializzando. La sua sfida alla fotografia si giocava, dunque, sul terreno dell’esotismo e dell
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Ma oltre alle questioni connesse al tempo, e dunque alla cronologia, anche quelle legate allo spazio e alla geografia hanno a che fare, e parecchio
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inevitabilmente la tridimensionalità e il suo rapporto con lo spazio circostante e con le mutevoli condizioni di luce. Lo stesso dicasi per l
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spazio museale, da un’infinità di sale, gallerie, scale e corridoi, ma sono idealmente collegati da un invisibile quanto tenace cordone ombelicale. Mi
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fantastici (i cosiddetti gargouille), quasi fossero presenze diaboliche che vengono espulse, a viva forza, dallo spazio sacro.
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