La storia dell'arte
diverse, tanto da generare un quasi indistinguibile melting pot, in cui gli accenti delle singole regioni si stemperarono in una sorta di koinè
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sorta di analitico e splendido «erbario», descritto con una meticolosa capacità di osservazione naturalistica (si veda, ad esempio, l’attenzione
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scomparto di predella. Com’è noto, le predelle, quando sono previste, costituiscono un’appendice di una pala d’altare: una sorta di gradino posto a
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che si apre a formare una sorta di concava abside, entro cui si dispongono i fedeli, assumendo anch’essi pose attentamente calcolate sul piano della
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nel centro, essa funge da indicatore dell’eminenza del personaggio, come una sorta di aureola, che connota il luogo dove si manifesta il potere in tutta
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Con quest’altra immagine (fig. 107) entriamo, invece, all’interno di quella sorta di prezioso forziere che è la Cappella degli Scrovegni a Padova
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rendono disponibili a questa sorta d’interazione con lo spettatore, anche quelle che sono arrivate fino a noi provenendo da un passato prossimo o
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storiografia della Chiesa cattolica come una sorta di «santo», che traghettò la civiltà romana dal paganesimo alla nuova religione di Cristo.
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servizio del potere pontificio, caratterizzato da una ferrea disciplina e dal culto dell’obbedienza gerarchica: una sorta di agguerrita milizia cattolica
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era quella toscana tra Tre e Quattrocento, una sorta di proiezione simbolica del desiderio di conquista e di allargamento del proprio spazio d’azione
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sorta di sfocatura dell’immagine, che appare sempre più evanescente mano a mano che tale distanza (virtuale) cresce e, con essa, cresce la «grossezza dell
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prospettica fu così accesa ed esclusiva da indurre Vasari, un secolo dopo, a descriverla come una sorta di innocente mania e a confezionare in proposito
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spazi. Il congegno spaziale escogitato da Paolo Uccello finisce così per apparirci come una sorta di racconto dello spazio prospettico, prima ancora
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fu certamente un pioniere nel campo di questi exploits, che rappresentano una sorta di sperimentazione prospettica all’insegna del puro virtuosismo
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un tono fiabesco e irreale. Credo che gran parte di questa sorta di irrealismo magico sia determinato proprio dall’«ossessione» prospettica di Paolo
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La scenotecnica cinquecentesca finge ogni sorta di fenomeno naturale. Rompendo la staticità della scena fissa, la mutazione a vista delle scene
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ed apparati effimeri è vissuta come una sorta di ghiotta opportunità per sperimentare forme e invenzioni che, una volta realizzate e assimilate, è
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realizzare questo monumentale brano di città, Giorgio Vasari fece ricorso a tutta la sua sapienza scenografica, immaginando una sorta di cannocchiale
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una sorta di affascinante scenario, che ha ricondotto ad unità una piazza molto dispersiva e frammentata. Anche l’inserimento del monumento a Cosimo I
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fotografiche). Nella mente di coloro che praticano questo metodo si forma una sorta di mappa mnemonica di carattere eminentemente visivo, in cui sono
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nella memoria di chi pratica l’attribuzionismo. E anche in quella sorta di fulminea ricapitolazione mnemonica di tale mappa, che scatta nel
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condizionamenti di sorta.
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della Cappella, sia stato utilizzato da Angelico o da uno dei suoi collaboratori come una sorta di laboratorio sperimentale in cui mettersi alla prova
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dipinte per così dire, per se stesso, senza condizionamenti di sorta. Ma questa libertà dà risultati diversi a seconda che l’artista lavori «di
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artigianali, di cui costituivano una sorta di paradigma supremo, votato non alla produzione di oggetti d’uso comune, utili alla vita di ogni giorno, ma di opere
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vicenda, aggrappandosi l’uno all’altro e al dubbio sostegno di un albero scheletrito. Opera una sorta di «zoomata» sulla catena umana del quadro di
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quadro che lo aveva veramente colpito: «le Déluge de Poussin». Chateaubriand lo interpretò suggestivamente come una sorta di testamento spirituale e di
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sacra. Il termine «Tardogotico», invece, fa riferimento al fatto che questo stile può essere di fatto considerato come una sorta di propaggine del
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consistenza tridimensionale: egli appare come una sorta di cadavere disidratato, che aderisce completamente al legno della croce, pur tenendo gli occhi
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anche ed oserei dire soprattutto una sorta di orgogliosa autorappresentazione delle capacità tecnologiche e della ricchezza economica di una civiltà
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trasformano la pietra in una sorta di trina o merletto. Nell’architettura veneziana il vuoto svolge un ruolo non meno importante del pieno: gli edifici, infatti
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