La storia dell'arte
che nasceva da un’attenta osservazione della realtà nelle sue mutevoli parvenze e quella che invece amava inoltrarsi negli incantati territori della
Pagina 103
La storia dell'arte
Questo gusto per il dettaglio realistico e per la saporita descrizione di attività quotidiane non lo si ritrova, però, esclusivamente negli ambienti
Pagina 107
La storia dell'arte
Analoghe divagazioni aneddotiche comparivano anche negli affreschi dei fratelli Salimbeni, e le si può ritrovare anche in seguito a Firenze, ad
Pagina 113
La storia dell'arte
Negli sproni esterni della sua pala, Gentile ha invece ricavato degli spazi in cui ha dipinto una serie di fiori (fig. 87), che hanno certamente un
Pagina 115
La storia dell'arte
completare il lavoro (ma Masaccio non lo portò a definitivo compimento, tanto che gli affreschi furono completati solo negli anni Ottanta da Filippino
Pagina 121
La storia dell'arte
immaginarie. L'autore di questo pinto è Hans Clemer, un pittore originario della Francia settentrionale, ma attivo negli anni a cavallo tra Quattro e
Pagina 128
La storia dell'arte
in tutta Europa, specie negli interni delle ville.
Pagina 156
La storia dell'arte
Non molto distante da Mantova, a Parma, più o meno negli stessi anni in cui Giulio Romano eseguiva il suo capolavoro in Palazzo Te, Correggio
Pagina 157
La storia dell'arte
», furono di fatto abbandonate negli altri generi artistici, o meglio, furono allentate con opportuni «aggiustamenti» di carattere empirico.
Pagina 192
La storia dell'arte
, ricomponevano a distanza, negli occhi degli spettatori, un’immagine unitaria. Solo nei contesti più modesti le quinte a «mezzo rilievo» erano
Pagina 192
La storia dell'arte
collocata nell’Alta valle del Tevere, Piero si formò nella Firenze negli anni Trenta, collaborando con Domenico Veneziano. Ben presto Piero si emancipò
Pagina 203
La storia dell'arte
Negli anni in cui Piero dipinse la tavoletta di Urbino il problema della riconquista della Terra Santa era effettivamente molto sentito in Italia e
Pagina 206
La storia dell'arte
interessante prendere in considerazione il fatto che negli affreschi orvietani l’équipe dell’Angelico ha anche riciclato cartoni già utilizzati in altre
Pagina 214
La storia dell'arte
grado di distinguere ogni singola testa dipinta negli esagoni e di apprezzarne la posa, la qualità e i dettagli. In altre parole, le testine non furono
Pagina 220
La storia dell'arte
fosse varia l’iconografia e la qualità esecutiva delle testine dipinte negli esagoni, ma anche di quanto fosse interessante ciò che si era verificato a
Pagina 220
La storia dell'arte
Ma la qualità figurativa delle teste dipinte negli esagoni di Orvieto subisce una brusca impennata verso l’alto, come abbiamo anticipato, in una
Pagina 222
La storia dell'arte
elevatissima qualità all’Angelico, cui attribuisce anche le testine più belle dipinte negli esagoni orvietani. Parlando recentemente con De Marchi, mi è parso
Pagina 223
La storia dell'arte
presente negli esagoni di Orvieto, ipotizzando che il grande pittore francese Jean Fouquet, presente sicuramente a Roma negli anni Quaranta, quando
Pagina 224
La storia dell'arte
carta lasciata bianca, tre figure (tav. 6b) che ritroviamo negli affreschi di Angelico e Benozzo nella Cappella Niccolina in Vaticano. Dietro il «ragazzo
Pagina 225
La storia dell'arte
La rivoluzione pittorica operata dal Caravaggio negli anni a cavallo tra XVI e XVII secolo investe anche la questione del tradurre in termini
Pagina 236
La storia dell'arte
proietta in avanti il corpo del guerriero, l’orrore che gli si legge negli occhi, l’impeto con cui protende il braccio afferrando la testa di Medusa
Pagina 242
La storia dell'arte
recarsi ad osservare direttamente, negli edifici e nelle raccolte più disparate, le opere d’arte che formavano l’oggetto dei suoi studi.
Pagina 3
La storia dell'arte
, la concentrata tensione dell’atto creativo ed il riflesso dell’ammirata reverenza che suscitava, negli altri componenti del gruppo, quel suo
Pagina 36
La storia dell'arte
apprezzato soprattutto negli ambienti culturali più spregiudicati e all’avanguardia, ma non godeva dell’indiscussa fama universale da cui era circondato
Pagina 5
La storia dell'arte
biblici. La serie fu dipinta dall’artista negli ultimi anni della sua vita, tra il 1660 e il 1664, per il duca di Richelieu, nipote del potente
Pagina 61
La storia dell'arte
quei canoni di razionalità, equilibrio, armonia e sobrietà che il Settecento vedeva incarnato negli ideali del classicismo. Oggi per noi il termine
Pagina 71
La storia dell'arte
Pietro. (fig. 55) si muovono in direzione opposta, incanalando la tumultuosa foga barocca negli argini di un classicismo sobrio, composto e razionale
Pagina 75
La storia dell'arte
Gli evidenti limiti di tali definizioni hanno innescato e periodicamente alimentano tra gli storici dell’arte (come del resto anche negli altri
Pagina 80
La storia dell'arte
buone ragioni per cui Giovanni Urbani, che diresse l’istituto Centrale del Restauro negli anni Ottanta, indicò la strada della prevenzione e della
Pagina 9