La storia dell'arte
Il tema del rapporto tra la narrazione di una sequenza di azioni che si svolgono in un arco temporale più o meno lungo e la loro rappresentazione
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attività che popolano ogni singola scena, così come cambiano, più o meno vistosamente, le condizioni meteorologiche e quelle relative alla vita
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concorde, ma invece di riflettere la realtà danno forma alle aspirazioni, più o meno velleitarie, del committente.
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con una granitura che la rende particolarmente splendente, ma via via che ci si allontana dal centro la luce si fa meno intensa grazie ad un’apposita
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, almeno in teoria, rende assai meno calzante e pertinente il confronto. Quella di Gentile, infatti, è una pala d’altare di grandi dimensioni, con tutto
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, il realismo masaccesco non è un mezzo per divagare, raccontando aneddoti più o meno gustosi ma estranei al tema centrale della scena, idealismo di
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’opera già esistente da prendere a modello. In questo caso è chiaro che, indipendentemente o meno dalla volontà dell’artista, fu la Confraternita a
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chiese, nei musei, nelle piazze delle nostre città queste opere d’arte che provengono da un passato più o meno remoto. Stanno davanti a noi e ci
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degli affreschi denuncia la presenza di una pluralità di mani, riconducono a Giotto, se non la loro intera realizzazione materiale, quanto meno la
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interpretazione il meno arbitraria possibile. O se si preferisce, per approssimarsi il più possibile a quella che potremmo definire l’«interpretazione autentica» di
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usato la prospettiva brunelleschiana, volte e pavimenti ci apparirebbero molto più deformati e, paradossalmente, meno credibili di quanto non lo siano
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tanto meno il Platina, che è invece l’unico dei personaggi in scena ad avere la bocca socchiusa dettaglio tutt’altro che trascurabile e punta l’indice
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’ingresso, appare alta per lo meno quanto una persona di normale statura. Ma chi si inoltra nel colonnato credendo di dover percorrere una certa distanza, si
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Non molto distante da Mantova, a Parma, più o meno negli stessi anni in cui Giulio Romano eseguiva il suo capolavoro in Palazzo Te, Correggio
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basati sul trompe-l’œil. Con l’andar del tempo, infatti, gli artisti, nella loro pratica quotidiana, si accontentarono di accorgimenti meno rigorosi ma
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, infatti, interponendosi tra il nostro occhio e ciò che vediamo, rende meno nitidi i contorni e altera i colori dei vari oggetti via via che cresce la loro
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’occhio dello spettatore, il rilievo si fa via via meno sporgente, fino a divenire appena accennato. Per alludere ad una distanza ancor maggiore, in certi
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prospettico» rientra a pieno titolo tra i tanti disegni di cui ci parla anche Vasari, nei quali Paolo ritraeva quasi ossessivamente forme più o meno
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estendere questa mappa all’intero scibile della storia dell’arte. Ciascun conoscitore ha infatti un suo raggio specialistico d’azione più o meno ampio
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con la griglia cronologica della nostra mappa, possiamo inoltre stabilire, in modo più o meno approssimativo, anche l’ipotetica datazione di quell
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poteva immaginare, solo alcune testine erano dipinte con una certa sciatteria, mostrando di essere state affidate agli aiuti meno esperti e dotati. Gran
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potrebbero essere state dipinte da uno qualsiasi dei suoi aiuti. Le meno riuscite (tavv. 3a-c) potrebbero essere state eseguite dal nipote Giovanni di
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Ecco quanto il maestro disse all’allievo in quell’occasione, o quanto meno, ecco come Delécluze ricostruisce questo episodio della sua giovinezza
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abbiamo Fig. 17. Jacob de Gheyn, La Melanconia, 1595-96 ca., incisione. già detto e che finivano per costituire il corredo caratteriale, più o meno
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mano con atteggiamento cogitabondo. Dürer, inoltre, la caratterizza con tutta una serie di altri attributi, alcuni di facile comprensione, altri meno
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travagliata: viene restaurata, invecchia, si degrada; talvolta viene, più o meno radicalmente, modificata. Il restauro stesso, anche se talvolta
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irriconoscibile, a meno che non si sappia risalire da un anello all’altro fino ad individuare il punto di partenza dell’intero processo.
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’ meno per il gesto, ma in altre idilliache rappresentazioni dell’àge d’or eseguite da Puvis troviamo infinite varianti del gesto di chi allunga un
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storia, ingabbiando in formule, più o meno calzanti, artisti e movimenti che mostrano di avere qualcosa in comune. Non bisogna mai dimenticare, però, che
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componente, più o meno marcata, di classicismo, i cui canoni estetici sono maggiormente conformi agli ideali di armonia e di misura della tradizione antica. In
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individuale, non si può fare a meno di constatare che in ogni epoca coesiste una pluralità di tendenze e sottotendenze, ciascuna delle quali possiede
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Palazzo Rospigliosi Pallavicini. rocciose più o meno artificiali, il movimento neoclassico, nella seconda metà del Settecento, coniò il termine Rococò per
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settori della storiografia) un dibattito sull’utilità o meno di queste grandi categorie critiche di carattere molto generale. In Transformations in Late
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Rispetto alla tipologia dell’architettura romanica, l’edificio gotico è assai più verticale e, al tempo stesso, meno massiccio. Le sue pareti perdono
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, Portogallo, Germania esistono numerosi esempi non meno arditi e spettacolari. Ci accontentiamo di mostrarne due, uno a carattere profano ed uno
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trasformano la pietra in una sorta di trina o merletto. Nell’architettura veneziana il vuoto svolge un ruolo non meno importante del pieno: gli edifici, infatti
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essere, o quanto meno ad apparire, più soda e massiccia, in quanto funge da base e sostegno dell’intero edificio, che mostra invece di alleggerir: man
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