La storia dell'arte
I Salimbeni hanno lasciato il loro capolavoro ad Urbino, sulle pareti dell’Oratorio di San Giovanni Battista. Il dettaglio figurativo qui riportato
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San Giovanni in Laterano. Quando il pittore morì a Roma, nel 1427, gli succedette nell’impresa proprio Pisanello, che completò il ciclo lateranense, di
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, aveva la sua cattedra episcopale), che a quel tempo fu dedicata al Salvatore ed ora conosciamo con il nome di San Giovanni in Laterano, e la Basilica
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a quell’epoca. Ne troviamo un’eco anche nelle descrizioni medievali e quattrocentesche dei cortei festivi fiorentini in onore di San Giovanni Fig. 87
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Tommaso di ser Giovanni detto Masaccio nacque a San Giovanni Valdarno nel 1401 e morì a Roma a soli ventisette anni, nel maggio 1428. Il suo è uno
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artista italiano che si è ispirato a questa statua, come dimostra questa trecentesca allegoria della Temperanza (fig. 98), che Giovanni Pisano ha
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un probabile originale di Prassitele del IV sec. a.C., Roma, Musei Capitolini. Fig. 98. Giovanni Pisano, Fortezza e Temperanza, particolare della
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come antesignani gli scultori Nicola e Giovanni Pisano ed Arnolfo di Cambio, ma che trova il suo maggior protagonista nel campo della pittura nel
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nipoti cardinali, Pietro Riario e Giuliano Della Rovere (il futuro papa Giulio II), e da due suoi nipoti laici, Girolamo Riario e Giovanni Della Rovere
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dipingeva prima la cupola della chiesa di San Giovanni Evangelista (fig. 121 ) e poi quella del Duomo (fig. 122), aprendo un filone illusionistico destinato
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Questi mirabili exploits prospettici di Correggio, importati ne seicentesca da Giovanni Lanfranco, costituiscono il prototipo di tutte le vorticose e
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Battistero di San Giovanni. Ricostruzione. Fig. 133. Filippo Brunelleschi, Tavoletta prospettiva con il Battistero di San Giovanni, ricostruzione, tempera
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furono straordinari interpreti i veneziani Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto, e suo nipote Bernardo Bellotto. Gaspar utilizzava in modo
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, costernazione. Ai lati di Gesù, in sapiente contrapposto, due sono i personaggi di maggior spicco: Giovanni Evangelista, che ha un viso ingenuo e innocente
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si tengano rigorosamente al di fuori del Pretorio (per non contaminarsi: cfr. Giovanni, 18, 28), sia del perché siano così poco interessati al dramma
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Nel 1446, fra’ Giovanni da Fiesole si trovava a Roma al servizio di papa Niccolò V, per il quale dipingeva, tra l’altro, la cappella «parva et
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popolare dei prototipi. Il vero fra’ Giovanni da Fiesole, che appartenne all’ordine dei domenicani occupando anche cariche di prestigio, era sicuramente
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individuare la mano di fra’ Giovanni da Fiesole (ad esempio nel Cristo giudice al centro della vela) (fig. 169). In realtà è difficile arrivare ad
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potrebbero essere state dipinte da uno qualsiasi dei suoi aiuti. Le meno riuscite (tavv. 3a-c) potrebbero essere state eseguite dal nipote Giovanni di
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De Marchi, nel catalogo Pittura di luce. Giovanni di Francesco e l’arte fiorentina di metà Quattrocento (a cura di Luciano Beliosi, Milano 1990
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Benozzo o, eventualmente, da distribuire tra Benozzo e gli altri due aiuto dell’Angelico, Giovanni di Antonio della Checca e Giacomo da Poli. Ma quei
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apparta con tre di essi, Pietro e i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, mostrandosi solo con loro particolarmente afflitto, quindi si sposta «ad un
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Bonaparte progettato da Giovanni Antonio Antolini per celebrare le imprese napoleoniche, fu invece acquistata dal Papa e sistemata in Vaticano sul
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Odescalchi a Roma. Sulla base delle velenose e spesso false affermazioni di Giovanni Baglione che aveva più di un motivo per detestare il Caravaggio, che gli
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dalla scultura di Nicola Pisano e dei suoi seguaci come Arnolfo di Cambio e Giovanni Pisano, che abbandonarono la tradizione bizantina, ispirandosi
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buone ragioni per cui Giovanni Urbani, che diresse l’istituto Centrale del Restauro negli anni Ottanta, indicò la strada della prevenzione e della
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