La storia dell'arte
Nato nelle Marche, ma formatosi in quel fervidissimo cantiere del Gotico internazionale che fu l’area lombardo-veneta, Gentile da Fabriano si affermò
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Prima di arrivare a Roma, però, Gentile fu a Firenze, dove lasciò quello che oggi è certamente il suo più celebre capolavoro: la pala con l
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sparendo nel corso del Quattrocento e del primo Cinquecento. Uno degli ultimi artisti ad adoperarla copiosamente fu il Pinturicchio, che proprio per
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soggetto, dipinte a Firenze nello stesso giro di anni: la pala di Gentile, infatti, fu eseguita tra il 1420 e il 1423, mentre il polittico cui
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Se ora volgiamo lo sguardo a quest’altra celeberrima tavola con la Madonna della Misericordia (fig. 100), che fu eseguita tra il 1445 e il 1460
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fino all’epoca tardo-antica e all’inizio del Medioevo, quando fu progressivamente abbandonata in favore di un’ambientazione spaziale più indefinita e di
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La tecnica proiettiva dello scorcio è connaturata allo sviluppo della prospettiva rinascimentale, ma fu investigata, teorizzata e messa in pratica
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e maestro della prospettiva che fu Piero della Francesca. Egli poi si spostò in Lombardia, dove assorbì la lezione di Mantegna e di altri protagonisti
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Agostino Chigi fu senz’altro tra gli uomini più ricchi del suo tempo e non badò a spese per farsi costruire dal conterraneo Peruzzi una villa
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Atene e fu incaricato di espletare importanti missioni politico-diplomatiche.
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del Disegno (1563), la cui prima grande manifestazione pubblica fu proprio in occasione della realizzazione di un grande apparato per le onoranze
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Nel Seicento, Roma fu il principale laboratorio e centro d’irradiazione in tutta Europa della grande decorazione barocca, caratterizzata dai più
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orme, coltivando la sobrietà dei costumi e dando vita ad imprese degne di quel memorabile passato. Ciò che fu realizzato da artisti quali Filippo
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, molto raffinato e preciso, non fu però un genere di dominio esclusivamente italiano; anzi, ebbe un gran numero di esponenti di spicco anche nell’altro
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Van Wittel fu un pittore di straordinaria qualità che seppe rendere nitidamente luci, colori, atmosfere e scorci suggestivi di tante città italiane
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prospettica fu così accesa ed esclusiva da indurre Vasari, un secolo dopo, a descriverla come una sorta di innocente mania e a confezionare in proposito
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risultati prospettici abbia raggiunto questa tecnica di rappresentazione dello spazio, che fu messa a punto da Donatello e si diffuse largamente, sia
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Marche, che fu eseguita da Paolo Uccello per la pala con la Comunione degli apostoli, realizzata per la chiesa urbinate del Corpus Domini da un pittore
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A partire dal Cinquecento, la pratica della scenografia teatrale fu, accanto a quelle dello «sfondato» illusionistico e del vedutismo, il campo di
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attribuito al senese Baldassarre Peruzzi (fig. 152), che fu molto attivo in tale Fig. 152. Baldassarre Peruzzi (?), Scena prospettiva con edifici
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Molto amico di Peruzzi fu l’architetto bolognese Sebastiano Serlio, autore di un Trattato di Architettura molto diffuso nell’Europa del Cinquecento
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Il principale elemento dello spettacolo teatrale nell’età della Maniera e poi in quella barocca fu proprio la scenografia, con le sue spettacolari
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Nella seconda metà del Cinquecento la veduta prospettica fissa fu sostituita da uno scenario mutevole, ovvero da scene che cambiavano a vista davanti
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meglio, per la testa di Giuda si sarebbe ispirato «a quella di quel priore tanto importuno e indiscreto». Mentre secondo Vasari, la testa di Cristo fu
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Gian Lorenzo Bernini, oltre a svolgere nel Seicento un ruolo di protagonista come scultore e architetto, fu anche autore di testi teatrali, attore e
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coro della chiesa di San Francesco ad Arezzo intorno alla metà del secolo. Piero non si limitò ad esercitare la pittura, ma fu anche matematico e
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Uno dei maggiori protagonisti della prospettiva quattrocentesca fu Piero della Francesca. Nato intorno al 1415-20 a Borgo Sansepolcro, cittadina
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allusiva alla cosiddetta congiura dei Serafini (22 luglio 1444), durante la quale il duca Oddantonio da Montefeltro, fratellastro di Federico, fu assassinato
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romana. L’unificazione fu realizzata, ma solo per pochi anni, e Bessarione, rimanendo in Italia, divenne un cardinale della Chiesa romana, ma continuò a
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piuttosto che sulle differenze tra il potere evocativo della parola e quello rappresentativo dell’immagine. La sentenza oraziana fu ribadita infinite volte
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settecentesche, ma colui che per primo impostò con grande lucidità e nettezza il problema della distinzione tra narrazione visiva e narrazione verbale fu il
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, Domenico Ghirlandaio, Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta, fu chiamata da Sisto IV a decorare le pareti della Cappella Sistina nel Palazzo
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in generale non fu particolarmente tenero con l’artista, elogia con convinzione il dipinto con Giuseppe in Egitto, definendolo «un’istoria assai
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discutere sul rapporto tra letteratura ed arti visive e sulle loro eventuali differenze. Infatti Charles Le Brun, il grande pittore francese che fu a
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sulla distinzione tra arti della parola e arti visive. Lessing, d’altronde, non fu il solo ad interrogarsi su tale distinzione. Nelle sue Réflexions
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Lessing facendola propria. E anche Denis Diderot, ideatore e curatore con D’Alembert di quel monumento del pensiero illuministico che fu l’Encyclopédie
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bozzetto su un tema prescritto dal maestro. Un certo anno il tema fu proprio quello cui David stesso stava lavorando in proprio: Leonida alle
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Bonaparte progettato da Giovanni Antonio Antolini per celebrare le imprese napoleoniche, fu invece acquistata dal Papa e sistemata in Vaticano sul
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categoria di artisti che si emancipò per prima fu quella degli architetti. Già in epoca medievale, del resto, l’architetto era colui che concepiva il
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Notevoli passi avanti nell’emancipazione dalla condizione artigianale di pittori e scultori vennero compiuti quando l’artista fu valutato in base
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). Fu facile, infatti, far slittare il significato allegorico di quella donna afflitta, piegandolo a simboleggiare la dolorosa sottomissione delle
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del trasferimento ad Avignone della sede papale. Il Dittamondo fu infatti scritto intorno alla metà del Trecento, e dunque nel pieno di quel periodo
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-Trioson, e che fu da lui presentata al Salon parigino del 1806 con il titolo line scène de déluge (fig. 40).
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biblici. La serie fu dipinta dall’artista negli ultimi anni della sua vita, tra il 1660 e il 1664, per il duca di Richelieu, nipote del potente
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ai compagni di militanza pointilliste Maximilien Luce e Henri-Edmond Cross. Per non parlare del brillante critico Félix Fénéon, che fu addirittura
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anarchica «Les temps nouveaux», diretta dall’amico Jean Grave, non ebbe seguito. Fu così, che dopo la morte dell’artista, nel 1935, la vedova offrì la tela
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Questo processo giottesco di rimutare come scrisse Cennino Cennini «l’arte del dipingere di greco in latino» fu in realtà potentemente influenzato
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respinte dalla Chiesa di Roma, in cui molto forte era il retaggio della tradizione classica. Papa Gregorio Magno, che fu papa dal 590 al 604, Fig. 69
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Un edificio italiano tipicamente flamboyant è il Duomo di Milano (fig. 71), che fu cominciato nel Trecento inoltrato e concluso nell’Ottocento, ma
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La Lombardia fu uno dei centri maggiori di diffusione e produzione del Gotico cortese in Italia, luogo di formazione e di transito di artisti di
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