La storia dell'arte
fortuna economica non gli impediva di essere un benefattore e che egli, come i Magi, si prosternava ai piedi di Dio, offrendogli le proprie ricchezze.
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di un’arte ancora legata ad un apprezzamento connesso al valore intrinseco dei materiali usati e all’ostentazione di lusso. Egli sosteneva che per
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Fredi (fig. 112). Ma è illuminante il fatto che egli non si sia neppure lontanamente sognato di lasciarsi contaminare dalle cadenze stilistiche del
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, intende sottolineare il ruolo chiave di Costantino nel favorire la diffusione del Cristianesimo nell’impero romano, tanto che egli è considerato dalla
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’iscrizione con la sua mano destra. Egli è rappresentato nell’atto di declamare l'epigramma. Il vero soggetto è dunque il Platina che, al cospetto dei
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soprattutto da Piero della Francesca, che dedicò alla prospettiva un importante trattato: il De prospectiva pingendi. Melozzo, che fu anch’egli un
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nella celebre Camera pietà o Camera degli Sposi, che egli affrescò nel Castello di San Giorgio a Mantova (1465-74), rappresentando sulle pareti
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trova a fare pochi passi e ad arrivare in un battibaleno davanti alla statua, che in realtà si rivela di proporzioni assai più modeste di quanto egli
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e maestro della prospettiva che fu Piero della Francesca. Egli poi si spostò in Lombardia, dove assorbì la lezione di Mantegna e di altri protagonisti
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dal basso, purché resti immobile in un punto preciso della navata. Se egli invece si muove, ovviamente, la finzione cessa di produrre la sua magia
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capacità tecniche, tanto da esser stato capace, diversamente dal suo concorrente, di fondere la propria formella in un unico pezzo. Egli, inoltre
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egli nutriva per le sue doti artistiche. Non a caso, quest’episodio è stato spesso rappresentato in pittura, specie nel corso del Rinascimento e in età
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sperimentali in cui egli riprodusse, rispettivamente, il Battistero fiorentino, ripreso fedelmente stando davanti alla porta del Duomo, e Palazzo Vecchio
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presenti un centinaio di suoi dipinti di diverse dimensioni e anche vari suoi disegni quadrettati (figg. 138-139), che dimostrano come egli abbia
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, lo invitava ad andare a letto, preferendo restare a disegnare fino a notte fonda, tanto era l’amore che egli concepiva per «la dolce prospettiva».
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, senza molte pratiche, le settimane e i mesi in casa senza lasciarsi vedere. Et avvegnaché queste fussino cose difficili e belle, s’egli avesse speso
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di lamiera. In questo modo Paolo si assicura un’accentuata resa prospettica dei vari piani di profondità. Egli agisce un po’ come un intarsiatore, che
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zappatore («arebbe voluto, come faceva dell’opere che zappavano nell’orto, che egli non avesse mai fermo il pennello»), a sollecitarlo di continuo a
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geniale scenografo. In alcune sue commedie egli si divertì a creare «effetti speciali» particolarmente impressionanti, fingendo incendi o inondazioni
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decisione dell’Angelico di accettare la proposta orvietana, che egli orientò in modo da approfittare dell'intervallo estivo nei lavori vaticani per dedicarsi
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, compiendo con essa quello che è ritenuto da sempre il suo massimo capolavoro. Oltre alle sei rimanenti vele della volta, infatti, egli dipinse sulle
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Durante il processo, di fronte alle perplessità suscitate dalla sproporzione tra il prezzo che egli aveva preteso per il Notturno e la rapidità con
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gruppo dei tre discepoli con cui si è momentaneamente appartato e quella sulla destra, dove egli prega inginocchiato. La scelta compiuta dal pittore
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parallelismo con quelli della scena mosaica che è di fronte. Egli ha disposto in modo che la fastosa sala ottagonale in cui ha ambientato l'Ultima Cena si apra
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», verso la quale Mosè ha guidato il suo popolo in fuga dall’Egitto, ma dove egli apprende che non potrà tornare perché sarà ghermito dalla morte prima di
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due figli; l’altro sta inerpicandosi in cima alla scala, è anch’egli vestito di verde e ha gli stessi riccioli biondi del fratello. Il Pontormo gioca
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finalità espressive nella reiterazione della figura di Betsabea compiuta da Salviati? Perché egli, in questo modo, dilata ad arte i tempi di lettura dell
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continua» ed ogni altro analogo espediente per intrappolare la durata temporale. Il suo approccio è diametralmente opposto a quello tradizionale. Egli
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, definendo la prima «arte dello spazio» e la seconda «arte del tempo». Anch’egli insiste sulla «staticità situazionale» delle arti visive, che non possono
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pittore greco Timomaco, la Follia di Aiace, che è per l’appunto uno degli esempi dall’Antico citati da Lessing per chiarire cosa egli intendesse per
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, lascia appena trasparire sulle labbra «il disprezzo e lo sdegno che egli in sé richiude, gli dilata le narici e sale all’altera fronte, ma resta
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quadri di storia nutriti di nobili messaggi edificanti. In particolare, egli propone come modello figurativo e «bella invenzione» cui ispirarsi il
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singolare potere di infondere una magica vitalità negli idoli cui egli era capace di dar forma.
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, finisce per non riconoscerlo quando egli appare davanti a lei sotto le mentite spoglie di un mendicante (fig. 20). Il capo coperto da un velo, il mento
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quale egli fissava le sue osservazioni, imitando attentamente tutto ciò che vedeva, non limitandosi alla superficie delle cose, ma indagandole in
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artistica, tenuta all’Institut parigino nel 1821. In essa, egli prende ad esempio delle facoltà creatrici del genio «cet austère chef-d’œuvre», in cui
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sinistra verso destra e non da destra verso sinistra. Anch’egli paga il suo tributo a Puvis, modello ammiratissimo di una pittura allegorico
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modo paragonare a quello attuale di «Soprintendente alle antichità». In particolare, egli chiede di poter realizzare una dettagliata mappa della Roma
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notizia dell’incarico ricevuto, Raffaello definiva con manifesto orgoglio di essere stato messo a capo di quella che egli definisce «la più gran fabbrica
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consistenza tridimensionale: egli appare come una sorta di cadavere disidratato, che aderisce completamente al legno della croce, pur tenendo gli occhi
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