La storia dell'arte
figurativa nello spazio unitario di un dipinto o di una scultura è una questione fondamentale per la storia dell’arte, eppure a tutt’oggi è poco
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mondo antico dall’era pagana a quella cristiana. Pertanto non è forse un caso se quell’arco dipinto da Francesco di Giorgio alle spalle della Natività
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Se analizziamo questo dipinto sotto il profilo della spazialità, ne risulta che la sua composizione non obbedisce ad una logica prospettica rigorosa
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Negli sproni esterni della sua pala, Gentile ha invece ricavato degli spazi in cui ha dipinto una serie di fiori (fig. 87), che hanno certamente un
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, una sorta di nota a piè di pagina. Di solito gli artisti in questa zona del dipinto ricorrono ad un linguaggio più vivacemente narrativo e compendiario
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aprile 1422. Purtroppo il dipinto non è firmato, ma la maggior parte degli storici dell’arte lo considera un’opera del giovane Masaccio. I dubbi
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Confrontiamo ora la tavola di Brema con la celebre Sant’Anna Metterza degli Uffizi (fig. 91), un dipinto in cui è raffigurata la Sant’Anna in trono
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chiarissima la differenza di impostazione rispetto al dipinto di Hans Gemer. Anche la Vergine di Piero campeggia su un fondo dorato, ma questa è l’unica
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giardino con alberi da frutta e popolato d’uccelli (fig. 103), dipinto sulle pareti della villa della moglie di Augusto, Livia, a Prima Porta: pitture
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il modo approssimativo con cui ciascuna figura prende possesso dello spazio virtuale del dipinto: anche se non «danzano» più sulle punte, come quelle
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dipinto da Ambrogio Lorenzetti, quasi un secolo prima, sulla facciata dell’Ospedale senese di Santa Maria della Scala. Quasi certamente quell’artista
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di un titolo errato, perché il vero soggetto del dipinto è un altro, e per decifrarlo occorre rifarsi alla formula iconografica cui esso s’ispira. Si
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al di là delle sottili e dotte allusioni celebrative di cui pure il dipinto è costellato. I rami di quercia pieni di ghiande dorate, ad esempio
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importanti episodi politico-familiari della vita di corte dei Gonzaga. Sul soffitto della stanza, Mantegna ha dipinto appunto un finto oculo (fig. 115
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Nella sala più ampia del piano nobile della Farnesina, Peruzzi ha dipinto un finto portico, scandito da filari di colonne marmoree, oltre il quale si
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Un dipinto basato sul sistema prospettico brunelleschiano è paragonabile ad una finestra spalancata sulla realtà visibile. La rappresentazione
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posarsi sul quadro riproduce esattamente quella dell’autore del dipinto. Grazie a questo artificio si conserva un preciso rapporto proporzionale tra la
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, 1568), nel descrivere il famosissimo Cenacolo (fig. 7), dipinto da Leonardo da Vinci su una parete del refettorio del convento milanese di Santa Maria
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Ruskin, forse il più celebre critico d’arte dell’epoca. Quest’ultimo aveva pubblicato sul «Times» una violenta stroncatura di un dipinto di Whistler
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Palazzo del Pretorio, legato ad una colonna. Attorno a lui, i suoi aguzzini e, su un trono, Pilato. Ma è la parte destra del dipinto la più enigmatica
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tecniche, è emerso che tutti e quattro i lati della tavoletta erano stati predisposti per il suo inserimento in una cornice: quindi il dipinto dovevi
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Questo, secondo me, è il vero messaggio che Piero affidava alla sua tavoletta, un dipinto che forse non ebbe bisogno di un vero e proprio committente
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cui, secondo le sue dichiarazioni, aveva dipinto quella tela, Whistler non esitò a vantarsi di aver eseguito quadri analoghi addirittura in una sola
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«momento pregnante». Rappresentare in un dipinto o in una scultura un «momento pregnante» significa scegliere di raffigurare quell’istante della narrazione
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spettatore a riconnettere la sequenza degli eventi, spostando il proprio sguardo ora qua, ora là sulla superficie del dipinto, e aiutandosi nella decifrazione
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Vediamone un esempio in un dipinto con l'Orazione nell’orto degli ulivi (tav. 7a), eseguito sul retro di una tavola celeberrima di Duccio di
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Unificando in modo geometricamente controllato lo spazio illusivo del dipinto, la prospettiva brunelleschiana mette in crisi l’empirismo del metodo
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Quest’uso della distanziazione prospettica come «vettore spazio-temporale» assume una chiarezza davvero emblematica in un ben noto dipinto dell
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gli ha consegnato sul Monte Sinai. Restando sempre sul primo piano del dipinto, ma spostando il nostro sguardo sul lato opposto (tav. 9e), troviamo l
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nordeuropea, tanto da non esitare ad inserire nel paesaggio «egizio» di questo dipinto un caseggiato di inconfondibile tipologia flandro-tedesca. Vasari, che
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arti visive. Nel commentare un proprio dipinto, La raccolta della manna, eseguito per Monsieur de Chantelou ed ora conservato al Louvre (tav. 16a
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di Poussin questa varietà di moti e di reazioni emotive compresenti nello spazio di un solo dipinto rischiava di scalfire il dogma classicista dell
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, dimostra chiaramente di aver letto il Laocoonte di Lessing, tanto più che cita proprio la gemma incisa in cui è riprodotto un celebre dipinto del
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sussiste l’ombra; l’ombra scompare, ma resta il dipinto. E quella notte non può cancellarsi dall’immaginazione del pittore.
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. Nella lettera ad un amico, scritta nel 1878, Whistler sostiene che il suo dipinto intitolato Accordo in grigio e nero (fig. 11), deve essere
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dipinto che il grande artista greco Apelle aveva eseguito per difendersi dalla calunnia di un pittore suo rivale, Antifilo, che lo aveva accusato di aver
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forse un dipinto su tavola o un gruppo statuario, ma di cui sono giunte fino a noi molte derivazioni, soprattutto sotto forma di pitture vascolari e di
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assoluto più nota e rilevante è senza dubbio quella del dipinto di Raffaello firmato e datato 1507 (fig. 33) nella pala Baglioni, conservata nella Galleria
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’assegnazione di un premio nella categoria dei quadri di storia, prende spunto proprio dalla sineddoche visiva del dipinto di Poussin, ma, per così dire
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marmi colorati, e poi il bronzo, lo stucco dipinto e il legno dorato), per la veemenza espressiva delle figure e per l’accentuato movimento centrifugo
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