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La storia dell'arte

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Pinelli, Antonio 35 occorrenze

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., Strasburgo, Musée de l'Œuevre de Notre Dame. Fig. 112. Bartolo di Fredi, Natività della Vergine, 1383-88, Montalcino (Siena), Musei di Montalcino. Raccolta

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artisti locali dalla Corporazione, costituendosi come organizzazione autonoma, direttamente dipendente dal Granduca Cosimo de’ Medici e affrancata dalla

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soprattutto da Piero della Francesca, che dedicò alla prospettiva un importante trattato: il De prospectiva pingendi. Melozzo, che fu anch’egli un

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Questa pagina con schemi illustrativi del sistema prospettico (fig. 131) appartiene al manoscritto del De pictura, un trattato scritto in latino da

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disorganici, Fig. 131. Leon Battista Alberti, pagina del De pictura, ms. datato 13 febbraio 1518. il sistema brunelleschiano è governato da leggi matematiche

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tutti i punti che ha tracciato, l’artista potrà eseguire quella completa delineazione de contorno, che Alberti definisce per l’appunto «circoscrizione

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. Giorgio Vasari, ad esempio, nelle sue Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori (prima edizione, 1550; seconda edizione, molto ampliata

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di Hans Vredeman de Vries, che è del 1604 (figg. 146147). Ma ormai, in questa fase tarda, la prospettiva aveva perduto il suo originario significato

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piante de’ casamenti e da’ profili degli edifizii, condotti insino alle cime delle cornici e de’ tetti, per via dell’intersecare le linee, facendo che le

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della commedia La Pellegrina di Girolamo Bargagli, recitata a Firenze in occasione delle nozze tra Ferdinando I de' Medici e Cristina di Lorena (1589

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molti dei principi matematici e geometrici formulati dal pittore e li riversò in trattati come la Summa de Arithmetica (1494) e il De divina proportene

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La complessità del discorso prospettico di Piero emerge nel suo trattato De prospectiva pingendi, del quale vediamo una delle tante tavole

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iconografico. Fig. 164. Piero della Francesca, Studio di teste, dal trattato De prospectiva pingendi, 1475 ca. Fig. 165. Piero della Francesca

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Un’altra particolarità da rilevare in quest’opera è la presenza della firma OPUS PETRI DE BURGO S[an]c[t]i SEPULCRI che si trova nella base del trono

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De Marchi, nel catalogo Pittura di luce. Giovanni di Francesco e l’arte fiorentina di metà Quattrocento (a cura di Luciano Beliosi, Milano 1990

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De Marchi ha comunque avuto il merito di aver inserito nella discussione critica questo bel disegno di Windsor, che, come vedremo, era destinato ad

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muscoli tesi, e la camicia, scivolando, lascia scoperta una spalla mirabilmente tornita. Attorno al corpo del messaggero celeste il turbinio de panni

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J’ai trouvé une certaine distribution pour le tableau de M. de Chantelou, et certaines attitudes naturelles, qui font voir dans le peuple Juif la

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arti visive. Nel commentare un proprio dipinto, La raccolta della manna, eseguito per Monsieur de Chantelou ed ora conservato al Louvre (tav. 16a

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Con i Commentari di Lorenzo Ghiberti, redatti verso il 1450, e soprattutto con i trattati di Leon Battista Alberti il De pictura (1435) e il De

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antiche (ad esempio, Giorgio De Chirico), non è soltanto ricco di indicazioni pratiche, ma contiene anche considerazioni di carattere teorico. Tra

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abbiamo Fig. 17. Jacob de Gheyn, La Melanconia, 1595-96 ca., incisione. già detto e che finivano per costituire il corredo caratteriale, più o meno

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. Fig. 30. Leonardo da Vinci, Acqua che percuote un argine, Manoscritto A, f. 63v, Parigi, Institut de France. e di Lascaux che millenni prima aveva

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’istoria: parte dell’istoria sono i corpi: parte de’ corpi sono i membri: parte de’ membri sono le superficie.

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Commentando questo passaggio del De pictura, Salvatore Settis chiarisce molto bene il senso di tale equivalenza albertiana tra pittura e retorica: «l

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Nel suo De pictura Leon Battista Alberti indica la pittura di «istorie» come il più elevato genere pittorico e istituisce un implicito paragone tra l

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-Trioson, e che fu da lui presentata al Salon parigino del 1806 con il titolo line scène de déluge (fig. 40).

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cardinale. Una curiosità: nel 1665, poco dopo che Gian Lorenzo Bernini ebbe visitato la collezione in compagnia di Roland Fréart de Chantelou, il duca perse

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Girodet, a sua volta, in quella Scène de déluge che fece talmente sensazione da esser preferita, nel 1810, alle Sabine del suo maestro David per l

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dell’Île de France (fig. 41). Signac era di idee anarchiche, come del resto tanti suoi amici pittori, dal più anziano e rispettato Camille Pissarro

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eletto ed esangue classicismo d’impronta nobilmente accademica che in quegli stessi anni Pierre Puvis de Chavannes andava disseminando sulle pareti e

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anarchia nei tanti Eden mediterranei di cui è disseminata la pittura postimpressionista e fauve: gioiosi paradisi terrestri di un’Arcadia «au bord de la

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fra’ Giocondo si cimentavano con l’ardua prosa latina del De Architectura di Vitruvio, l’unico trattato di architettura sopravvissuto al quasi totale

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vescovo canonista Guillaume Durand de Mende, che visse nel XIII secolo: «Le vetrate sono le scritture divine che recano la chiarezza del sole, cioè

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. 71. Milano, Duomo, facciata, dal 1386. Fig. 72. Mathijs de Layens, Municipio di Lovanio, 1448-63. Fig. 73. Gloucester, Cattedrale, deambulatorio del

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