La sorte
, sbagliava il suo giuoco. Alla scampanellata che risuonò a un tratto : - Lucia, chi è? - gridò alla cameriera, impaziente. E mentre il cavaliere
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succedesse un guaio. Ma don Delfo non aveva un istante libero ed usciva dal Municipio più morto che vivo. Poi, tutto il giorno, per una ragione o un'altra
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. Ella preparò l'abito di gala di Vanni e si mise ad annodare il nastro rosso e azzurro alla torcia di tre libbre da offrire a San Placido. Ad un tratto
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rotti, distaccati, risuonavano sotto i passi: una rovina lenta e continua. - Un giorno o l'altro bisognerà rifare ogni cosa! Chiusa nella sua camera
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parti!.. Se viene mio marito succede un guaio... - Tuo marito è in piazza - diceva don Delfo, entrando - Il guaio è un altro, che io sono rovinato
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Salvatore Terlizzi aveva il salone verso Porta di Ferro, un po' fuori mano; ma la casa gli apparteneva e la clientela era già formata, perchè i
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capito come l'amico Agostino ne potesse parlar male: era tanto buona, tanto affabile! S'ha un bel dire, ma il garbo e la distinzione si trovano
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sparlato che peggio non si potrebbe. Non trova un cane che le pigli la figliuola, e vorrebbe organizzare una caccia in grande, a tue spese... Scusa, cara
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Gli sposi avevano preso un anno di tempo, affinchè Salvatore potesse sistemare le sue cose e metter su il nuovo salone. La Fanny ne aveva fatta una
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gusto. Roba da contadine! Salvatore glie ne comperava un altro paio. Sua moglie non doveva parere una contadina, doveva parere una signora e far la sua
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, dov'egli stesso era cresciuto e contava di morire. - Io che non volli venderla quando almeno potevo cavarne un utile, me la vedo ora toglier di mano
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amici insistevano: - E un sorso... e un altro... e ora andremo a trovare Agostino!.. Ma Salvatore, un po' brillo, disse: - Niente; io vado da mia moglie
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tremava dinanzi, si vedeva protestar le cambiali da ogni parte. - Così non andrete avanti - diceva l'amico Agostino. - Se volete un consiglio
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la sua antica proprietà, e non si raccapezzava. - È qui? La casa era sfondata, il tetto e i muri divisorii abbattuti come da un terremoto, ingombrando
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servizio. - Ah, non lo vogliono sentire? - gridava - Qualche giorno gli dò la polpetta e me lo levo davanti. - Pròvati un po' - rispondeva il tappezziere
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un soprabitone color tabacco di Spagna, e quando andava fuori, col cane dietro, teneva la testa bassa, per il peso di quell'affare - dicevano - e le
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pianto, non aveva strepitato, non aveva detto nulla: s'era stretta nelle spalle, con un sorriso muto. Il figlio maggiore della baronessa Scilò stava
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d'interessarsi alle sue cose, facendogli dei complimenti, grandi dimostrazioni di amicizia, finchè un giorno gli fece una proposta. - C'è da far
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potevano soffrire che il negozio di don Antonino facesse affari d'oro; tanto è vero che c'era un cartello nuovo, lungo una canna, con lo scritto: Sarto di
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Tornata in città, la principessa trovava che la villeggiatura le era costata un po' cara. Allora rinnovava i propositi di mutar vita, di non giuocar
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Ora che aveva la macchina, la Nunziata non trovava più le difficoltà di prima a scendere nella sartoria, ci stava invece volentieri, e si occupava un
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bettole, che a dargli ascolto le gioie di Sant'Agata erano un bel niente. Quando tornava a casa non faceva che gridare, strepitare e dir male parole. Ora
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altro? - Nient'altro. Giù per la scaletta angusta e ripida s'intese uno sbattere di ciabatte e donna Vincenza, la fantesca, comparve tenendo un
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. - Come, non sapete trovare dieci mila lire? - Le trovi lei, se può. Io non mi fido di trovare neanche un soldo. Non sa che gli ultimi denari sono stati
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Donna Cecilia aveva ora un grande quartiere nel palazzo Bellavia, con ogni sorta di comodità e una disposizione invidiabile; è vero che dalla parte
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ore sola con un cuscino sulle ginocchia e le carte in mano, a disporle in varie guise, a file, a mucchietti, per ingannare il tempo. Appena arrivava il
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Quando Alfio Balsamo ebbe in mano il suo foglio di congedo illimitato, mise un gran sospiro di sodisfazione e pensò a cercar lavoro. Da un pezzo, con
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Il giorno seguente, prima che il sole si levasse, Alfio Balsamo si mise per via, con la zappa in ispalla e un fagottino sotto il braccio. Nel gran
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non ne aveva fatto vendetta sull'istante. Vincenzo Sutro era un ragazzo che non voleva far parlare di sè e trovarsi in qualche pasticcio, per causa
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motti dei compagni, e trovava il tempo di sgretolare coi denti bianchi un grappolo biondo. - Non debbo assaggiarla l'uva di quest'anno? Come se non
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che dire al muro. Alfio Balsamo andava dietro ad Anna Laferra, come un cane; non voleva più lavoro se non nelle vicinanze del paese, per poter tornare
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Come donna Giovanna s'accorse che suo figlio ridiveniva lo stesso d'un tempo e pareva non pensasse più a quella cristiana, cominciava ad aprire il
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lingua le fosse cascata nel momento che aveva cominciato a parlare. Alfio, giallo come un morto, si dirigeva all'uscio. - Alfio, Signore!.. dove vai
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Minna, restando in paese per la festa, lo trovasse da sua moglie, e lo scannasse, come un agnello? - Viva San Placido! - urlavano fuori. Ma prima di San
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