La sorte
LA SORTE
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La principessa di Roccasciano, sprofondata nella grande poltrona di velluto rosso, con uno scialle avvolto sul petto scarno e una coperta sulle gambe
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F. DE ROBERTO LA SORTE
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Immediatamente, come il prefetto non fece nessuna difficoltà, cominciarono i preparativi. La giunta compilava il programma, faceva ripulire da capo a
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All'alba del giorno quattro la comare Venera si levò, quietamente, per non destare il marito ubbriacatosi la sera innanzi e rovesciato sul letto
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andavano allargandosi, scoprendo la ruvida tela; i tappeti erano costellati di sputacchiature, cosparsi di mozziconi di sigari calpestati, di fiammiferi
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, andò a picchiare all'uscio. - Son'io, Filomena... Riconoscendo la voce del sindaco, lei aprì, a fessolino, senza far rumore. - Chi vi manda da queste
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Salvatore Terlizzi aveva il salone verso Porta di Ferro, un po' fuori mano; ma la casa gli apparteneva e la clientela era già formata, perchè i
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capito come l'amico Agostino ne potesse parlar male: era tanto buona, tanto affabile! S'ha un bel dire, ma il garbo e la distinzione si trovano
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A carnevale, ogni anno, le frequentatrici del palazzo Roccasciano assediavano di preghiere la principessa, perchè aprisse le sue sale a qualche ballo
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Gli sposi avevano preso un anno di tempo, affinchè Salvatore potesse sistemare le sue cose e metter su il nuovo salone. La Fanny ne aveva fatta una
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Salvatore, intanto, vedeva Fanny rare volte; la principessa non le dava molti permessi d'uscire, ed a palazzo egli non poteva andare tutti i giorni
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avrebbe avuto voglia di strapparsi i capelli, non soltanto per il danno, ma anche perchè aveva a malaugurio di lasciar la casa dov'erano morti i suoi
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Salvatore, col mandolino sotto il braccio, come fosse la scatola dei rasoi, diceva ogni tanto: - E Agostino, che gli è successo? - Niente, ora viene
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-Io direi di andare a bere. Nella bettola, in piedi, gridando e canticchiando, la comitiva si dissetava. Salvatore rifiutava il bicchiere, ma gli
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, lasciate il salone a uno che si accolli parte dei debiti, e aprite una bottega più modesta. - Ma come, dopo tanto lavoro?.. - Che volete! La sorte quando
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la sua antica proprietà, e non si raccapezzava. - È qui? La casa era sfondata, il tetto e i muri divisorii abbattuti come da un terremoto, ingombrando
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- E la colpa è tutta vostra! - diceva don Angelo, il trattore, dalla sua cucina. Maestro Titta, il portinaio, badava a piantar stecchi dinanzi il
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La signora Giacomina non poteva vedere il figliuolo crescere a quel modo, e poichè le pedate servivano solo a farlo gridare così forte da sollevare
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La signora Giacomina aveva fatto alla Liberata quella difficoltà: non conveniva maritar prima la figliuola minore. - È perduto il mondo per questo
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gli faceva sempre una fredda accoglienza, rinfacciandogli la sua miseria. - Che cosa vuoi? Non mi seccare! Quella ora se la diceva col trattore; ma la
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Don Antonino stava accosto al palazzo del barone Lanzaria, per sorvegliare la sua proprietà - dicevano le male lingue - e vedere se Raffaele, il
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Tornata in città, la principessa trovava che la villeggiatura le era costata un po' cara. Allora rinnovava i propositi di mutar vita, di non giuocar
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Ora che aveva la macchina, la Nunziata non trovava più le difficoltà di prima a scendere nella sartoria, ci stava invece volentieri, e si occupava un
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se la prendeva più spesso con la figliuola, quasi per farle scontare tutti i vezzi e le carezze fattele prima. La ragazza, che era stata allevata
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Giunto dinanzi all'Albergo Bella Firenze, il portalettere in giro per la prima distribuzione, col bavero del cappotto rialzato e il berretto sugli
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Vedendo la sua casa ridotta a mal partito, la principessa aveva finalmente deliberato di rifarla da cima a fondo. - Mi occorrono dieci mila lire
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LA DISDETTA . . . . . . . pag. 1 RAGAZZINACCIO . . . . . . » 47 SAN PLACIDO . . . . . . . » 97 IL MATRIMONIO DI FIGARO . . » 127 NEL CORTILE
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del cortile venivano ancora le esalazioni della stalla, ma non le davano più fastidio perchè erano quelle dei suoi propri cavalli. Tutta la giornata le
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Ora, come i nodi si aggruppavano sempre più intorno al pettine, la casa Roccasciano era molto meno affollata di prima. La principessa andava peggio
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quel pensiero della leva, con la visita subita e le carte che aveva dovuto mettere assieme e presentare, egli non aveva toccato la zappa con un dito
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Il giorno seguente, prima che il sole si levasse, Alfio Balsamo si mise per via, con la zappa in ispalla e un fagottino sotto il braccio. Nel gran
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ingiuriato a morte vostra moglie. - Dite davvero? E chi ha avuto il coraggio?.. - È stato il figlio di Giovanna Balsamo. Se siete uomo glie la dovete
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L'annata aveva mantenuto le sue promesse, e alla vendemmia la Falconara non si riconosceva più, con quell'animazione straordinaria e quell'allegra
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lavoro, il rispetto a sua madre, la paura dell'occhio del mondo. Anna Laferra lo aveva ridotto in quello stato. - Alfiuccio, bada a quel che fai! - gli
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strega ora se la dice con Rosario Cerbini! Donna Giovanna restò un momento interdetta, non credendo. - Guarda che ciabatta! Chi è andata a preferirgli
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levargliela una buona volta dalla testa. - Hai sentito che cosa ha fatto quella ciabatta? - Chi? - Quella, con Rosario Cerbini?.. Ella avrebbe preferito che la
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- Viva San Placido! - Vogliamo la festa!.. Viva la festa!.. Viva San Placido, o diamo fuoco al Municipio!.. Napoleone, il procaccia che faceva anche
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