La sorte
, rimescolava lentamente le carte, posava sul tavolo dal tappeto verde il mazzo aspettando che il cavaliere Fornari lo tagliasse, e ricominciava la
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, preparando ornamenti d'ogni sorta. - Filomena, dammi una mano! - ordinava alla moglie, che stava sulle spine per paura che arrivasse don Delfo e
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s'intesero dei suoni che si avvicinavano, e la banda, strepitando nel silenzio mattutino, destò l'ubbriaco. - Uh, uh! - mugolava in fondo al letto
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che il mio romanzo è cominciato a pubblicarsi nell'appendice dell'Imparziale? - E le cambiali? - Quelle di Strignoni scadono il mese venturo; quelle
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parti!.. Se viene mio marito succede un guaio... - Tuo marito è in piazza - diceva don Delfo, entrando - Il guaio è un altro, che io sono rovinato
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mese agli abbonati. Egli non aveva le poltrone che giravano attorno, nè gli spazzolini per i mustacchi; ma per una lira il mese tagliava i capelli
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soltanto in casa della nobiltà. Perfino i servi avevano belle maniere, e il cameriere che lo aveva accompagnato in giardino, e poi nella sala dei rinfreschi
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splendida riuscita! Donna Cecilia Morlieri, disgustata, metteva fuori tutto quello che aveva in corpo. - Ora viene a farti la corte, dopo averti
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non è affatto decente! Salvatore conveniva pienamente con lei dimenticando che quel bugigattolo gli aveva dato il pane per tanti anni. - La bottega la
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. Per questo, quando ad agosto, dopo che la signora andò in campagna, finalmente essi si maritarono, Salvatore era innamorato di sua moglie ancora più
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, dov'egli stesso era cresciuto e contava di morire. - Io che non volli venderla quando almeno potevo cavarne un utile, me la vedo ora toglier di mano
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Salvatore, col mandolino sotto il braccio, come fosse la scatola dei rasoi, diceva ogni tanto: - E Agostino, che gli è successo? - Niente, ora viene
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. - Noo... non lo faccio più... - borbottava Salvatore; e come cercava di baciarle la spalla che usciva nuda dallo sparato della camicia, quella lo
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Ora le voglie di lei si facevano più imperiose; tutte le entrate del salone che passavano per le sue mani non le bastavano; e Salvatore, il quale le
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Salvatore aveva più debiti che capelli in testa e il padrone della bottega minacciava di vendergli i mobili: - Non si può più stare in città! - si
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l'impiega-serve, e non era sua colpa se glie ne capitavano anche di linguacciute. - Ogni legno ha il suo fumo! Però Rosa, la serva degl'impiegati che stavano
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garzoni che grattavano il formaggio e spennavano i polli. - È quel citrullo del marchese! - rispondeva il tappezziere, sventrando vecchie poltrone, per
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che gli attaccasse i bottoni, voleva accasarsi, e non gl'importava con quale delle due sorelle. - Questi son dolci che tu non assaggerai! - diceva
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Intanto i suoi guai crescevano, egli ricorreva al prestito, cercava di rubare a sua moglie, metteva tutto quello che aveva al lotto, ma Vincenzina
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potevano soffrire che il negozio di don Antonino facesse affari d'oro; tanto è vero che c'era un cartello nuovo, lungo una canna, con lo scritto: Sarto di
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Tornata in città, la principessa trovava che la villeggiatura le era costata un po' cara. Allora rinnovava i propositi di mutar vita, di non giuocar
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Ora che aveva la macchina, la Nunziata non trovava più le difficoltà di prima a scendere nella sartoria, ci stava invece volentieri, e si occupava un
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bettole, che a dargli ascolto le gioie di Sant'Agata erano un bel niente. Quando tornava a casa non faceva che gridare, strepitare e dir male parole. Ora
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delle ferrovie che tappezzava i muri del piccolo vestibolo, insieme coi cartelloni della Navigazione generale e delle macchine Singer, chiese: - Non c'è
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- disse al suo amministratore. - Dove vuole ch'io le pigli? - rispose don Giacomo, con la testa alla farsa, che gli aveva fruttato appena una chiamata
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Donna Cecilia aveva ora un grande quartiere nel palazzo Bellavia, con ogni sorta di comodità e una disposizione invidiabile; è vero che dalla parte
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importava se, vincendo, vinceva i suoi propri denari; lei non sapeva far altro che giuocare, ed aspettava impazientemente la sera, quando venivano ancora
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quel pensiero della leva, con la visita subita e le carte che aveva dovuto mettere assieme e presentare, egli non aveva toccato la zappa con un dito
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Il giorno seguente, prima che il sole si levasse, Alfio Balsamo si mise per via, con la zappa in ispalla e un fagottino sotto il braccio. Nel gran
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Anna Laferra, a quella parola che le avevano sputata in faccia, s'era sentito avvampare il sangue nelle vene, ed era stata colpa di Vincenzo Sutro se
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confusione che vi regnava da mattina a sera. Alfio Balsamo, il ragazzinaccio, lavorava per quattro e si trovava nello stesso tempo in ogni luogo
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lavoro, il rispetto a sua madre, la paura dell'occhio del mondo. Anna Laferra lo aveva ridotto in quello stato. - Alfiuccio, bada a quel che fai! - gli
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Come donna Giovanna s'accorse che suo figlio ridiveniva lo stesso d'un tempo e pareva non pensasse più a quella cristiana, cominciava ad aprire il
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Donna Giovanna vedendoselo dinanzi così triste, temeva che pensasse ancora ad Anna Laferra, e non sapeva qual rimedio mettere in opera per
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- Viva San Placido! - Vogliamo la festa!.. Viva la festa!.. Viva San Placido, o diamo fuoco al Municipio!.. Napoleone, il procaccia che faceva anche
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