La sorte
, strepitando. - E la bottega che mi resta chiusa, o San Placido benedetto!... Ma come don Gerolamo ebbe dato fondo ai barattoli degli emetici, tutti
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Terlizzi, di padre in figlio, avevano sempre fatto i barbieri. Per questa ragione Salvatore non pensava ad abbellire la sua bottega, e i bacili di rame
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del defunto, le leggeva in un lampo e restava poi con la testa intronata e gli occhi stanchi, a pensare ai casi proprii. Le cure della bottega, il
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condizione espressa, quando aveva vista l'antica bottega. - E volete continuare a tener questo bugigattolo? - Veramente, non ha nulla di bello... - Ma
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salone in mano ai giovani di bottega. La carezzava, la vezzeggiava, come una bambina; non gli pareva vero di poterla chiamare sua moglie, di
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la casa, ed ha fatto a mezzo coi creditori! Ognuno sapeva ora la disgrazia di Salvatore, la sapeva perfino Nardo, il suo giovane di bottega; ma queati
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, lasciate il salone a uno che si accolli parte dei debiti, e aprite una bottega più modesta. - Ma come, dopo tanto lavoro?.. - Che volete! La sorte quando
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Salvatore aveva più debiti che capelli in testa e il padrone della bottega minacciava di vendergli i mobili: - Non si può più stare in città! - si
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parte del cortile, all'angolo della via del Seminario. Tutto il tempo in cui era libero, egli se ne stava seduto nella bottega, accanto alla Vincenzina
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non voleva più scendere in bottega. Gli affari, poi, non andavano così bene come dava a intender suo marito, e invece di una lavorante che costava un
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don Antonino. EIla aveva sempre un monte di biancheria fra le gambe, e la bottega era piena del tic-tic degli aghi che salivano e scendevano
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mesi di tempo perchè lui mettesse bottega e si completasse il corredo della ragazza. Donna Michela, vedendo l'ostinazione del figliuolo, prese con sè le
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mezzo, e tutti gridarono in una volta: -Festa, don Gerolamo!.. Festa!.. - Don Gerolamo, voi potrete chiuder bottega! - Vogliamo crepare, ma
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