Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La sorte

248040
Federico De Roberto 34 occorrenze
  • 1887
  • Niccolò Giannotta editore
  • Catania
  • Verismo
  • UNICT
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La sorte

, sbagliava il suo giuoco. Alla scampanellata che risuonò a un tratto : - Lucia, chi è? - gridò alla cameriera, impaziente. E mentre il cavaliere

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Immediatamente, come il prefetto non fece nessuna difficoltà, cominciarono i preparativi. La giunta compilava il programma, faceva ripulire da capo a

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. Ella preparò l'abito di gala di Vanni e si mise ad annodare il nastro rosso e azzurro alla torcia di tre libbre da offrire a San Placido. Ad un tratto

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spenti, di ogni sorta di residui; le dorature delle porte si discrostavano; le tende cadevano a lembi; le seggiole zoppicavano; nell'anticamera i mattoni

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, andò a picchiare all'uscio. - Son'io, Filomena... Riconoscendo la voce del sindaco, lei aprì, a fessolino, senza far rumore. - Chi vi manda da queste

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anche ogni giorno, se così piaceva, e faceva la barba a dovere, senza lesinare il sapone con la scusa che era profumato. Ora non si poteva neanche andare

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, pareva avesse fatto strada a un barone, a dir poco! Soltanto, quel gelato non gli era andato nè per dritto nè per traverso, perchè, sul più bello

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A carnevale, ogni anno, le frequentatrici del palazzo Roccasciano assediavano di preghiere la principessa, perchè aprisse le sue sale a qualche ballo

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condizione espressa, quando aveva vista l'antica bottega. - E volete continuare a tener questo bugigattolo? - Veramente, non ha nulla di bello... - Ma

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Salvatore, intanto, vedeva Fanny rare volte; la principessa non le dava molti permessi d'uscire, ed a palazzo egli non poteva andare tutti i giorni

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avrebbe avuto voglia di strapparsi i capelli, non soltanto per il danno, ma anche perchè aveva a malaugurio di lasciar la casa dov'erano morti i suoi

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-Io direi di andare a bere. Nella bettola, in piedi, gridando e canticchiando, la comitiva si dissetava. Salvatore rifiutava il bicchiere, ma gli

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, lasciate il salone a uno che si accolli parte dei debiti, e aprite una bottega più modesta. - Ma come, dopo tanto lavoro?.. - Che volete! La sorte quando

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lamentava, tristamente - I padroni di casa si portano via tutto loro... E andò a cercare un'altra bottega che costasse meno, verso Porta di Ferro, nel

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- E la colpa è tutta vostra! - diceva don Angelo, il trattore, dalla sua cucina. Maestro Titta, il portinaio, badava a piantar stecchi dinanzi il

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La signora Giacomina non poteva vedere il figliuolo crescere a quel modo, e poichè le pedate servivano solo a farlo gridare così forte da sollevare

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? Non gli volete dar la piccola? Allora dategli la grande. Il De Franchi, come era stato portato a mille e cinquecento ai Tabacchi, e non aveva nessuno

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Intanto i suoi guai crescevano, egli ricorreva al prestito, cercava di rubare a sua moglie, metteva tutto quello che aveva al lotto, ma Vincenzina

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cocchiere, gli portava via la paglia da rivendersi alla fiera del lunedì. Ma i vicini parlavano a quel modo perchè l'invidia li rodeva vivi, e non

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combinare un piccolo tavolino di bazzica, a cinque lire la partita, per ammazzare un'oretta. Il cavaliere Fornari, più ingrassato di prima, aveva sempre una

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Ora che aveva la macchina, la Nunziata non trovava più le difficoltà di prima a scendere nella sartoria, ci stava invece volentieri, e si occupava un

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bettole, che a dargli ascolto le gioie di Sant'Agata erano un bel niente. Quando tornava a casa non faceva che gridare, strepitare e dir male parole. Ora

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occhi, si fermò a cercare nel suo fascio. - Questa è per Filippo Mordina. Don Ciccio, il portinaio, appoggiato con la pipa in bocca contro l'orario

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Vedendo la sua casa ridotta a mal partito, la principessa aveva finalmente deliberato di rifarla da cima a fondo. - Mi occorrono dieci mila lire

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aver giuocato, bisogna bene che io restituisca i denari a chi me li ha prestati. - A chi? - Alla tasca! La principessa cominciava a irritarsi sordamente

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con lo stomaco ed era ridotta a non lasciar più la poltrona. Il circolo dei compagni di giuoco si assottigliava continuamente, ed ella restava lunghe

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Quando Alfio Balsamo ebbe in mano il suo foglio di congedo illimitato, mise un gran sospiro di sodisfazione e pensò a cercar lavoro. Da un pezzo, con

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silenzio della campagna, mentre la tramontana correva per la pianura increspando i seminati che cominciavano a biancheggiare, egli rideva ancora

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Anna Laferra, a quella parola che le avevano sputata in faccia, s'era sentito avvampare il sangue nelle vene, ed era stata colpa di Vincenzo Sutro se

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confusione che vi regnava da mattina a sera. Alfio Balsamo, il ragazzinaccio, lavorava per quattro e si trovava nello stesso tempo in ogni luogo

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lavoro, il rispetto a sua madre, la paura dell'occhio del mondo. Anna Laferra lo aveva ridotto in quello stato. - Alfiuccio, bada a quel che fai! - gli

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Come donna Giovanna s'accorse che suo figlio ridiveniva lo stesso d'un tempo e pareva non pensasse più a quella cristiana, cominciava ad aprire il

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lingua le fosse cascata nel momento che aveva cominciato a parlare. Alfio, giallo come un morto, si dirigeva all'uscio. - Alfio, Signore!.. dove vai

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può deliberare! Ma, sedate le grida, tutti cominciarono a parlare, in una volta. - Sono tre anni che dura la commedia!.. col pretesto che non c'è

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