LEGGENDE NAPOLETANE
scuro, che ha preso una tinta malaticcia ed umida pel tempo che è trascorso, pel sole che manca, per la scialba luce che piove dalle vetrate. Non
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opprimente della nebbia invernale, quando il cielo è stupidamente anemico, il sole è una lanterna semispenta e fumicante, i fiori impallidiscono ed
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arrabbiati; lontano, in una via trasversale, un organino suona un valtzer languido e malinconico; un moscone sussurra e dà di testa contro i vetri più alti
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acceso e voluttuoso. Si guardava attentamente nello specchio: sul volto di una candidezza abbagliante, che parea fosse fulgido, non compariva traccia di
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sorridente mestizia che aleggia in quello che scrivete, io veggo ogni tanto una divagazione vivace. Voi non avete dimenticato il nostro mare, il nostro bel
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, apparteneva al seggio di Portanova, v'era una casuccia magra ed alta, dalle piccole finestre, aventi i vetri sporchi ed impiombati. La porta
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accapigliato con la forma, il portinaio ha litigato col padron di casa. Tutti sono in bizza con qualcuno. Ma oggi una fogliolina, un ramoscello di olivo e la
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nome, era anche una superba bellezza: bruni e lunghi i capelli nella reticella di fil d'argento, stretta e chiusa la fronte, gravemente pensosi i grandi
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lampada, se la giovane madre, o la gentile sorellina, o la nonna dagli occhiali d'oro, o la zia che lavora di calza, non racconta loro una storia, una
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, tradizione oscura e scorretta. Rimane di esse talvolta un quadro, una statua, una chiesa una tomba, un bosco, talvolta una semplice idea, talvolta un
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di colori, né capolavoro d'arte, né donna bellissima valevano a trargli un sorriso sulle labbra. Nella città una fanciulla sottile e pensosa si
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partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed inebriante; onde il viatore
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una sera e splendevano di luce vivida quelle finestre; attorno attorno il palazzo, sul mare, si cullavano barchette di piacere adorne di velluti che si
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, perfide allettatrici del viandante; il folletto kelpis non salta in groppa al cavaliere smarrito. Lassù una natura quasi ideale, nebulosa, malinconica
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La quale istoria fu così. Nell'anno 1445 dalla fruttifera Incarnazione, regnando Alfonso d'Aragona, una fanciulla a nome Caterina Frezza, figlia di