LEGGENDE NAPOLETANE
tuo labbro rosso come il fiore del granato. E quasi o mia bella ed impenetrabile sfinge, dal viso puro e colorito come il granito di quelle statue
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scongiuro. Quando 'o munaciello portava il cappuccetto rosso che la madre gli aveva tagliato in un pezzetto di lana porpora, allora era buon augurio
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avvelenare l'aria; che spesso andasse a lavarsi le mani macchiate di rosso in un tinello di cui l'acqua si corrompeva. Quelle mani macchiate di rosso
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camerini piccoli e variopinti; si asciugano al sole, sbattute dal ponente, le lenzuola; le bagnine hanno sul capo un fazzoletto rosso e fanno
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accompagnate dai mariti, dai fratelli e qualcuna, più ardita, solamente dall'amante. Nella grande sala, sulla soglia, nel suo ricchissimo abito rosso, tessuto a
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messer Diomede le scriveva. Nel grande salone del suo palazzo, madonna Isabella, vestita di broccato rosso che faceva risaltare il pallore del volto
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un cappellaccio, rosso dalla vergogna, tutto ammaccature e sassate, in mano un bastone nodoso, dal pomo grosso come quello di un capo-tamburoQuesto
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si tende bene l'orecchio, si ode un respiro lieve lieve. Non sul velluto rosso del cuscino, non sulla balaustra di legno lavorato dell'inginocchiatoio