LEGGENDE NAPOLETANE
struggeva lentamente per lui d'amore: egli non l'amava. Altrove, altrove era il suo amore. Lassù, forse nelle incomparabili e lucide stelle, gioielli
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maledetto. Era lui che attirava l'aria mefitica nei quartieri bassi, che vi portava la febbre e la malsania; lui che, guardando nei pozzi, guastava e
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festevole senza chiasso e serio senza durezza. Chi lo vedeva lo amava; e la gente accorreva a lui come ad amico, per allietarsi della sua compagnia. Ma il
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, per la riva Platamonia, tendendo l'orecchio all'armonia delle onde, quasi che elle dicessero a lui solo parole misteriose. Onde fu detto Mago e molti
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e potente; le orgogliose dame spagnole della Corte vicereale avrebbero volentieri abbandonato la loro fierezza castigliana per esser amate da lui e
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nel mare, animandoli con la voce, agitando il bastone, eccitando i più bravi, applaudendo ai salti migliori: i bimbi salivano a ridere con lui
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sovrumano, n'avea timore grandissimo. Senza dubbio i misteriosi andamenti di Cicho davan fede di verità a quanto di lui si dicea. Chi fosse non si sapea
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detto. Ella non mentiva mai. Era sposa a lui, senza odio, ma senza trasporto. Bruno non si rassegnava, no. Tecla era il cruccio insoffribile della sua
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, sino a morire per lui d'un colpo di pugnale destinato al cavaliere da un padre crudele. Ella recitava con un trasporto, con un tale impeto che tutta la
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natura, pensa alla celeste armonia fra l'uomo che crea ed il mondo da lui creato, pensa alla città che sarà bella e buona, tutta bianca e colorita dal