LEGGENDE NAPOLETANE
Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l'uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi
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Donn'Anna, con la sua voce dura e grave. - Le donne di Napoli si gloriano del numero degli amanti - rispondeva vivamente Donna Mercede. - Voi siete l'amante
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tempestose hanno dovuto ruggire per molto tempo: Masaniello, Masaniello. È il mare grandioso e triste degli antichi che sgomenta le coscienze piccine dei
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braccia, s'aggrappava ai panni degli assassini. Il bel corpo di Stefano Mariconda giacque, orribilmente sfracellato, nella fetida via per una notte
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appassiscono, le frutta imputridiscono, le guance delle donne sembrano di cenere, la mano degli uomini pare di sughero, la città patisce di acquavite e la
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bellezza ed all'amore. Ivi accorrevano per riscaldarsi alla luce degli occhi di Servilia i giovanotti timidi che non osavano pronunziar parola dinanzi
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deve struggersi in una dolcissima felicità; quando il suo labbro sfiora la fronte della fanciulla, può ella invidiare le gioie degli angeli? Essere sua
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Passione di Gesù; quella dei Serpi sono le lagrime di Belloccia, una serva fedele innamorata del suo signore; quella degli Specchi è fatta delle lagrime
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Oggi, domenica, festa degli Ulivi. Cristo entra in Gerusalemme portando in mano il ramoscello della pace. Oggi, buon lettore, si fa la pace. Vi è chi
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, nelle innumerevoli foglie lucide e brune; ai piedi degli alberi cresce l'erba morbida e minuta, dalle foglioline piccine. Nelle siepi fiorisce