LEGGENDE NAPOLETANE
livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli elfi a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici
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noi sul mare, per le colline, sulle rocce, nelle chiesette tetre ed umide, nei cimiteri fioriti, nelle fresche sale dove il medioevo ha vissuto. Fu
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sul molo, a S. Lucia, a Mergellina, sui terrazzi, sulle colline, compresi di ammirazione. Ma dai villaggi che sono sotto il monte principierà a fuggire
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debbano spaccar le pietre, che le case debbano sbuzzar fuori, che le colline vogliano slanciarsi al cielo, che il mare voglia cangiarsi in metallo
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stelle, alla nebulosità ideale delle colline, quando tutto il mondo diventa fioccoso di spuma, vi è chi presceglie il mare per confidente e va a
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sulla sponda del mare dove s'incurva il colle di Posillipo, ma errava ogni giorno nelle campagne che menano a Baia ed a Cuma; egli errava per le colline
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colline, dove i bimbi sono floridi di ciera hanno i capelli gialli pel sole ed i piedi nudi nella polvere, egli li chiamava a frotte intorno a sé, faceva
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sono le nubi; l'aria leggera, benefica e vivificante che mai non diventa troppo rude, troppo tagliente; le colline verdi, macchiate di case bianche e