LEGGENDE NAPOLETANE
di nuovo. Sempre lontano, sempre un'ombra vana. Qualche cosa di bianco e di lucido che tremolava, che non toccava il suolo, che si dileguava nelle
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capelli neri senza un filo bianco e gli occhi suoi, bruni come il carbone, brillavano come quelli di un giovanetto, ma la pelle del viso era gialla
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, ma sul marmo gelido del pavimento è mezza distesa una forma umana; l'abito bianco e lungo in cui è avvolta ha qualche cosa di funebre. Donna Romita è
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giorno funesto; di fuori appena una nuvoletta di fumo bianco ed innocente rivela il profondo lavorio. Correvano le bighe e le quadrighe per le vie di
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della nobile principessa che vi è sepolta, che è morta anch'essa così giovane. Il medaglione è liscio, vuoto, bianco, come se ne avesse raspata
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glauche acque, dinanzi a lui sorse una Ninfa marina, dal corpo bianco e provocante, dai lunghi e biondi capelli che il vento sollevava, dallo sguardo verde
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continuo di un automa, col lungo abito bianco che le si trascinava dietro come un sudario, col passo ritmico che appena sfiorava il suolo, coi lunghi
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di bianco, coi grandi cappelli di paglia coperti da una primavera di fiori, cogli ombrellini dai colori splendidi che si accendono al sole; passano le
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di votarsi alla Madonna perché desse una fiorente salute al bambino; ed ella votossi e fece indossare al bimbo un abito nero e bianco da piccolo
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tavola di marmo bianco, non so che di delicato. Membra di bambini, o gambe di rana, o pelli di serpentelli - ripeteva la gente. E quando camminava nella