LEGGENDE NAPOLETANE
rispetto. lo stregone, malgrado le voci temerarie, aveva rispetto di galantuomo e quella tale aria di soddisfatto raccoglimento di chi medita una bella
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, un nome duro e dolce, che nel fantasioso vocabolario dei nomi significa cuore colpevole. Hanno la loro fatalità anche i nomi. Fanciulla, Tecla aveva
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cresciuto all'umido e che la mamma aveva sempre avuto cura ad annaffiarlo, perché crescesse, quasi che egli fosse un alberetto e non un uomo. L'uomo
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Diomede non amava che madonna Isabella che aveva fama di donna crudele e disamorata; difatti ella non fece che sorridere appena alle frasi amorose che
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, racconsolato nella fede del Cristo Signore. Donna Regina aveva allora diciannove anni, Donnalbina diciassette, Donna Romita quindici. La maggiore, dal superbo
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ignoto, una creatura misteriosa che egli aveva creata. Non la chiamava, non la voleva, non la desiderava: l'anima sua nulla sapeva di volontà e di
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monaco. Ma ben altro aveva disposto il Signore nella sua infinita saggezza e la Catarinella non s'ebbe la grazia chiesta. Il figliuoletto suo, crescendo
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ella aveva consentito che Donna Mercede de las Torres, sua nipote di Spagna, sostenesse una parte nella rappresentazione. Donna Mercede, giovane
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Sebeto, che abitava in una campagna presso Napoli, in un palazzo tutto di marmo. Egli per amore aveva menato in moglie una donna chiamata Megera che lo