LEGGENDE NAPOLETANE
il delirio di quell'amore e saprà di Diomede Carafa. Le storie d'amore non si raccontano, non si descrivono che miseramente: l'arte istessa, la divina
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meravigliosa opera d'arte è così sconfinata, ma la pietà del bellissimo estinto è così invadente che il pensatore si scuote e non frena più le acute
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misticismo: di quel misticismo che è la follia dell'anima, inebbriata omicida del corpo, di quel misticismo che è fede, pensiero, amore, arte
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di colori, né capolavoro d'arte, né donna bellissima valevano a trargli un sorriso sulle labbra. Nella città una fanciulla sottile e pensosa si
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grigio dei mille opifici. Che importa! Questo giorno verrà ed allora la città sarà santa. Pensa, o poetica amica, al felice connubio dell'arte con la
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, s'illanguidisce, declina il capo e muore senza un gemito, senza un respiro - e l'arte, la robusta fanciulla, colpita mortalmente, agonizza
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più: l'impiegato ha litigato col suo capo di ufficio, il marito con la moglie, l'artista ha detto molti improperi all'arte, lo scrittore si è
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orizzonte, che ignora l'alba, che ignora il tramonto, che ignora il mare, che non sa nulla del cielo, nulla della poesia, nulla dell'arte; questa