LE ULTIME FIABE
(aprendo gli occhi) Sta per arrivare?
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(furibondo, al carnefice): Gli si mozzi quest'altra testa!
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(riaprendo gli occhi): he è stato? Che è stato? ...
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Fateli mangiare, poverini ... (Sbadiglia, richiude gli occhi e si riaddormenta.)
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Attendiamo che venga da sé. (Sbadiglia chiudendo gli occhi) Attendiamo, Regina ... (Si addormenta.)
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(apre gli occhi atterrito e mormora) Tutti contro di me! Tutti contro di me!
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Ora, corriamo laggiù. (Corrono e si perdono tra gli alberi. Le Cameriere stentano a seguirli.)
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(alle Dame): Andate nelle cucine reali. Fate eseguire gli ordini di Sua Maestà. (Le Dame obbediscono.)
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Basta, Gran Mago, basta! (Estenuato, si sdraia su la seggiola, chiudendo gli occhi Entra Centovite.)
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(aprendo improvvisamente gli occhi): Oh, potentissimo tra i potenti Maghi! ... (Al Re) Maestà, non avete, dunque, capito? ... Abbiamo la fortuna ...
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(all'ex Re): Cominciamo noi ad augurare ogni bene agli sposi. Dicono che gli auguri dei vecchi portano sicuramente fortuna ...
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(sbuca di tra gli alberi, saltellando e ridendo. Alla vista del Mago si ferma, guardandolo con curiosità): Oh! Oh! Che barba rossa! ...
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È l'alba. A poco a poco, dietro gli alberi, il cielo si schiarisce fino al rosseggiare dell'aurora; intanto si odono risa, poi canti dolcissimi
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Maestà, buon appetito! ... Grazia, Maestà!: Grazia vi sia concessa. Non occorre spiegarmi ... Il mio Ministro darà gli ordini opportuni. (Si rimette
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(alza la scure e taglia la testa; ma anche questa volta il giovane si rizza in piedi, e subito un'altra testa gli spunta sul collo): Oh ! Oh!
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(alza la scure e taglia la testa che rotola per terra; il giovane si rizza in piedi, e subito un'altra testa gli spunta sul collo): Oh! Oh!
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(alza la scure, e taglia la testa che rotola per terra. Ma il giovane si rizza in piedi, e subito una nuova testa gli spunta sul collo): Oh ! Oh!
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(andando via, lieta della grazia ottenuta) Buon appetito, Maestà ! (Un cameriere porta via il gran vassoio con gli assi, e un altro reca un grosso
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Si è già fatta sera. Il cielo, a poco a poco, si copre di stelle. Appare, dietro gli alberi, la luna falcata che sembra cullarsi tra le nuvole
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Ho visto. E niente vi scote, Maestà? (Entra il Gran Mago. Ha una barba bianca lunga fino ai piedi, e una folta zazzera, pure bianca, che gli scende
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Entra il mago Sbuffante. Magro, altissimo, un po' curvo, con una gran barba rossa come una fiamma, che gli arriva alle ginocchia, e un lungo bastone
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! Guardatevene, a meno che voi non gli offriate il regno in cambio del bene che cercate!
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bene del vostro regno, Maestà! Un Re, una Regina devono tener gli occhi aperti, ben aperti, sempre!
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! Chiamateli! Conduceteli qui! ... (Al Mago:) Siamo venuti ad attendervi al passaggio, per buttarci ai vostri piedi ... (Il Ministro s'inoltra fra gli alberi
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momento in poi, tu sarai Re e tu sarai Regina! (Tutti gli astanti gridano.)
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(ripetendo come sopra): Chi sorride di lassù? Chi risponde di quaggiù? (Le Ancelle e la Fata si dileguano a poco a poco, sparendo tra gli alberi
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siede su un tronco di albero; la Regina, un po' insonnolita anche lei, gli siede accanto. Il Ministro resta in piedi a riguardosa distanza.
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ordini del Gran Mago. Di fuori, si sente un vocio confuso di popolo): Eccomi! (Apre la bocca; ha gli occhi spalancati come chi attende di vedere una
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inaridì! La maledizione del contadino. (Intanto il Re si è seduto, si è addormentato e russa leggermente. La Regina socchiude e apre gli occhi
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ondulare nell'aria, sorridere, quasi far dei cenni. Tutti hanno fissi gli occhi a quella maraviglia. Intanto, le Ancelle, prese per mano, danzano
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una vecchia coperta e gli diceva: - Il mio bel piccinuccio Se ne sta come un Reuccio. E il bambino restava là, con le gambette allargate, le manine
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C'era una volta un contadino che aveva cinque figli. Quando gli nacque il primo, egli disse allegramente: - Per buon augurio, chiamiamolo: Pane
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Fate pure, Maestà ... Veglierò io in attesa del Mago. (La Regina si addormenta. Di tratto in tratto apre gli occhi e sùbito li richiude.) Che
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ridursi a morir di fame per sfamare gli altri. Doveva pensare all'avvenire della disgraziata figliuola che l'aiutava a servire gli avventori, ed era
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, scalpitando, imitando i nitriti del cavallo e gli abbai del cane, gli urli del lupo, poiché gli avevano detto che i lupi urlassero a quel modo. Ed ecco i suoi
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. Appena però gli parlavano di affari di Stato, egli rispondeva con aria stanca: - Fate voi! Fate voi! Lasciatemi in pace. Certamente, questo non
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(a tutti): Su, non perdiamo tempo; e poiché non è giusto che gli sponsali avvengano in una rozza stanza di carcere, io la muterò, con la potenza
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per questo invidiato da tutti. Gli nacque una bambina. Chi la vedeva, esclamava: - Sarà più bella della mamma! - Il mercante non stava nei panni dalla
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C'era una volta un Re molto giovane che avrebbe voluto vivere come tutti i suoi sudditi, libero di fare quel che gli sarebbe parso e piaciuto. Per
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voglio trovarti a testa alta! Ed egli non si meravigliava se il giorno dopo trovava la rosa ritta sul gambo. Gli pareva naturale che avesse obbedito
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. La Regina gli diceva: - La più buona, sì; è l'importante. Ma ... - Ma che cosa? - Non vorrebbe dir niente se non fosse la più bella; la bellezza dura
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afferrare. - Tenterò. Vo' divertirmi. Stava intere giornate a osservarlo, a sorvegliarlo mentre andava da un ramo all'altro; e gli parlava quasi esso potesse
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, rivolta al marito disse: - Per sfamarli oggi, lascia fare a me! Si ricordò di un vicino che aveva un vasto frutteto. Mele, pere, prugne, uva; gli si
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d'invitare alcune ragazze del vicinato a fare il chiasso con lei; ed era un correre, un inseguirsi, un saltare, ridendo e cantando per i corridoi e gli