LE NOVELLE DELLA NONNA. Fiabe fantastiche
miglioramento della Maria, e la sera della festa ella stava tanto benino, che fu lei che spinse Vezzosa ad andare a veglia dai Marcucci. - Ti svagherai un po
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l'ebbe toccata, capì quello che le diceva l'uccellino col suo gorgheggio. L'uccellino diceva: - Biancospina, ti voglio bene; Biancospina, ascoltami
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, - replicò Banfio. - Forse per trovar la campana bisognerà faticare, e tu non hai forza; mentre io ne ho ancora. Se tu m'indichi la fonte e lo spino, ti
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Regina. - Vieni avanti, - le disse questa, - il signor Carlo ti aspetta. La ragazzina si fece rossa vedendo Carlo che si era alzato e le andava
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si potesse scherzare! Se vuoi sincerarti meglio, vai a parlare con la Regina e lei ti dirà come sta la faccenda. - Dunque Maso mi ha chiesta davvero
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' stamani al castello e fai dire al signore che "tu vai per quella cosa che lui sa". Federico ti riceverà bene e tu capirai il resto. Ricordati però
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Forese. - E se ti scoprono, Piero mio? - Non dubitate; ho la lingua sciolta; e poi che delitto commetto? Non sarebbe forse maggior peccato il non
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. - Gli uccelli, - diss'egli, - volano sempre, finché non trovano un campo di grano, e le api girano in cerca di fiori per fare il miele. Ti pare che un
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panni, aveva viso altero e piglio di comando, - ma io ti conosco, ser Alamanno, e come tu puoi giovare a me, io posso molto giovare a te. - Prima di tutto
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così, - rispose la donna, - vieni in casa e ti darò ciò che chiedi. Ma bada di tornare a far l'obbligo tuo, perché altrimenti il mio cane, lo vedi? ti
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, mise gli occhi al finestrino, e vide la vecchia che spargeva a manciate il becchime in cucina, e udì che mentre faceva questo, diceva: - Gallina mia, ti
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tentazione e ti sei impossessato di una parte del tesoro che ti avevamo confidato? - Per l'anima mia, sono innocente! - esclamava il vecchio. - Se ho avuta
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perché ti stanchi tanto? - domandava la Regina all'ultima delle sue nuore. - Non mi stanco, mamma; sono assuefatta al lavoro e non so star con le mani
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Selvatico, che non ti basta il cuore di cavalcare di notte sul pian di Campaldino! - Se non lo facessi, - rispose il Conte, - sarei un vile. Questa stessa
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parte per sottrarlo alle insistenze dei compagni, i quali anche quella domenica erano andati a chiamarlo. - Non sai che cosa dicono se ti do retta? Che
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sgangheratamente. - Ti paio forse buffo? - le chiese il pittore a denti stretti. - Messere, io rido perché so che vi struggete di aver un figlio con molto
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per domandargli: - Ma che cos'hai, Cecco mio? Che cosa ti turba? - Nulla, - rispondeva egli. - Vi siete messe in testa che io abbia qualche afflizione
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patto. Se tu rinunzi alle anime che tieni chiuse nel sacco, ti lascerò vivere un giorno intero sulla terra, senza che tu provi nessuna sofferenza
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, e l'ho chiuso nella mia stanzetta del tesoro. La chiave di quella stanzetta è nelle mani di messer Neri de' Bardi. Con quel testamento non ti lascio
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da farle un po' di festa. Io farò il suo elogio. - Zitto, che lo voglio far io, - disse Cecco. - Tu sei più vecchio e non ti puoi rammentare come me ne
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can da pastori, scodinzolò, e poi, accucciatosi accanto al ferito, si diede a leccargli la ferita. - Saremo amici, e, se campo, ti prometto che non
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coraggiosa, e meriti ricompensa. Eccoti un anello simile in tutto e per tutto a quello che ti fu tolto. Non te lo levare mai dal dito, e qualora tu abbia
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zucchero! Eppure non eri così un tempo, e quando ti si dava il buon giorno rispondevi con le spallate. - Allora ero una bambina, e ora ho messo
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frusta di ferro in mano e ripeteva sempre: - Tirati da parte o ti metto sotto! Tirati da parte o ti metto sotto! Ser Cione si scansò, ma senza
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terribile leone d'Africa, che egli tiene custodito in una gabbia, e ridurlo così docile come un cane. Il Sultano nostro signore ti dà tempo un mese
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più giorni la bufera e soffia il vento gelato dai monti. Tu non hai diritto di rifiutare quello che ti è offerto nel nome santissimo di Dio. L'uomo
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segno di chiamata, e alle chiamate occorre rispondere. - Dunque che cosa mi consigli? - domandò il minore dei fratelli. - Io ti consiglio di tornare
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cose lunghe diventan serpi. Ti consiglio, anzi, di profittare di questa mia assenza per preparare il corredo, e da Siena, dove si tessono così bei
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spiccioli. - Ti dirò, - prese a osservare la Regina, - il primo distacco ti costerà di certo un po' caro; ma non credere però che non si possa esser
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ti dice la prima venuta! Scommetto che quella donna ha scelto questo luogo dal quale passano molti viaggiatori, per fare miglior bottino. - Chètati
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torno subito a Stia, punisco i colpevoli e dopo vengo a prenderti con una lettiga e ti conduco al palazzo, dove sarai servita e rispettata come se tu
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con curiosità il Conte accigliato. Esse obbedirono, e quando la giovine sposa fu sola col marito, gli domandò: - Che ti avviene, dolce signor mio? Il
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patrimonio; a te non lascio altro che questo berretto che mi fu dato da un uomo che beneficai, e sono sicuro che questo lascito ti renderà più felice delle
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una voce che le dicesse: - Tuo padre sarà contento di essersi liberato di te; non ti accorgi che non ti può soffrire? mentre l'altro ti vuol bene e ha
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: - Bravo Cecco, così ti voglio. - E così hai diritto che io sia! - rispos'egli. La giornata passò al solito lieta, come tutti i giorni di festa in cui
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accoccolò come meglio poté da un lato del fumaiolo, a riparo dalla neve e dal vento, e aspettò. Ma aveva un bell'aspettare! Quelli di giù, conta che ti
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? - Parlate! - ripeté la Regina. - Ti assicuro che ricomincerei fin da principio tutte le novelle, piuttosto che dirti quello che devo; e se non
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presenza di messer Gentile a Porciano, e gli disse con gli occhi umidi di lacrime: - Va', figlio mio, poiché il dovere ti chiama; ma prima di partire
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la conosco, ringrazio Iddio a mani giunte; e se tu non l'avessi scelta per moglie, ti direi: "Sceglila subito!". La Carola era conosciuta nel
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di cacciarlo. La fede non ti può mancare, e la fede opera miracoli. Il Romito pronunziò una breve preghiera, invocando l'aiuto del Cielo sulla impresa
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ti ha rivelato tutte queste cose? - domandò il Conte. - Mentre pregavo, ho avuto la visione esatta di questo fatto. Vedevo svolgersi, come in tanti
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impedì con mal modo, dicendogli: - Cessa, poetastro, dal gracidare. I tuoi versi mi annoiano. Va' a dirli a chi ti pare, ma non tediarmi più con la
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rubato, se no ti spedisco dritto nell'Inferno. - Misericordia! - urlava Ramarro. - Non ne avesti di me e mi trucidasti barbaramente; vuoi dunque che ne
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