LE NOVELLE DELLA NONNA. Fiabe fantastiche
me! Momo gongolava tutto, un po' dalla felicità di veder migliorare la moglie, un poco perché quella malattia gli aveva dato ragione. Egli lo diceva
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il significato di certe parole che non capiva, ed ha voluto sapere da me come si usavano noi. Stamani, per esempio, ha sentito la nonna che parlava di
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lungo tempo da una grave sciagura. Prima che questo flagello piombasse su di me, nelle mie scuderie avresti veduto cento cavalli e un numero quattro volte
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alzati. - Non è stato proprio nulla; - disse la Regina, - ma guardate di non darmi troppe consolazioni per non farmi morire. - Mamma, incolpate me
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misterioso cavaliere venga a me e che io gli parli, - rispose la Badessa. - Forse allora potrò spiegarvi il perché del prodigio che narrate. I tre contadini
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star da me, e voi non mi lascerete. - Nessuno lo ha mai fatto di andarsene di casa, - osservò la vecchia. - Tanto meglio! sarò il primo io. - Cecco
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sono stato scelto da fra' Bernardino da Siena per dipingere la Vergine gloriosa, e non è per me poco onore. - Ne convengo; - rispose la donna, - ma
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. Vezzosa non ha dote; ma se le cognate e i fratelli son contenti, per me non ho nulla in contrario. I fratelli, interrogati che furono, sollevarono
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darmi una camera per me solo e una buona cena? Pippo si cavò il cappello e rispose: - In quanto alla cena non dubitate, perché la Rosa cucina bene, e
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arrabattasse, non riusciva a nulla. Alla fine si levò la benda, dicendo: - M'è venuto a noia di stare a occhi chiusi; chi è più bravo di me si faccia avanti. La
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incominciare la novella? - Subito, - rispose la compiacente vecchia. - Ho pensato alla novella da narrare, e spero sarete contenti di me. - C'era dunque una
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, questo si trasformò in un Diavolo. - Che vuoi da me? - domandò Cicciaporco spaventato. - Non mi hai invocato, forse? - rispose l'altro. - Se vuoi penetrare
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, perché non lo affidate a me? Nascondiamo questi due oggetti in un carro di fieno, mi vestirò da contadino e li porterò sani e salvi a Firenze a messer
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della croce, il Romito prese a dire: - Non vi rivelerò il nome della mia famiglia, perché non desidero pervenga ai miei discendenti notizia di me. Da
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che s'istruisse. - Sarebbe una fortuna per me, - rispose la signora Luisa. - Fra Camaldoli e qui la distanza non è grande, e voi la potreste sempre
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laviamo! - risposero le due donne. - Me ne rallegro tanto, ma ora non lavate. - Ora rasciughiamo, - soggiunsero le due donne. - Con questa nottata non
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miseramente, uscir dal bosco e piantarsi in mezzo alla via, in modo da impedire al cavallo di ser Alamanno di andar oltre. - Che cosa vuoi da me, villano
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vecchie di me, e forse loro lo sapranno. Banfio sgranò tanto d'occhi nel sentire che il Romito aveva delle sorelle maggiori a lui, e pensò che se erano
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che producevano su di noi. Vi rammentate, quando ero piccino, anch'io per Natale v'empivo la casa di monelli come me, e allora voi, mentre raccontavate
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soggezione di nessuno. Però se la novella vi riesce uggiosa, andatevene pure, anche a metà, che io non me n'ho per male. Ma se la Regina non si
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posso pretendere ricchezze, e quello che avrà mia moglie, voglio che lo debba a me. Ora vado a Firenze, ma fra una diecina di giorni al massimo
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cavallo? Io lo vendo. - Io! - rispose un cavaliere. - Ne ho appunto uno che si è azzoppito e me ne occorre un altro. Costì fu fatto il patto in un
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accorgo che la tua vita accanto a me non è lieta. Però io non posso assuefarmi al pensiero che anche tu debba abbandonarmi per seguire uno sposo. Ebbene
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me ne venivo giù di notte, a cavallo, sotto un turbine di neve, quando odo un gemito che pareva venisse di sotterra. Scendo da cavallo, prendo
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da farle un po' di festa. Io farò il suo elogio. - Zitto, che lo voglio far io, - disse Cecco. - Tu sei più vecchio e non ti puoi rammentare come me ne
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contento di me, Padre guardiano? - aveva domandato fra' Gaudenzio. - Anche troppo, fratello mio; anzi, temo che tu solletichi il peccato della gola nei
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Tosinghi gli rispondeva: - Messer il Conte, non avrete a lagnarvi di me. E così lo chetava. Venne il giorno delle nozze, che furon celebrate con tutta
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pia parente le avea fatto portare accanto al letto, me lo gittò addosso. Il Diavolo sparve, ma mio padre, inferocito contro la moglie, la rinchiuse in
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. - Ma chi te l'ha insegnata, chi ha preparato a me questa sorpresa? Gigino, tutto rosso, accennò coll'indice la Vezzosa, che stava a ridere in disparte
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, bionda come lei, che teneva avvolta fra pochi stracci, quasi volesse dire: - Se non avete pietà di me, abbiatela di questa mia creatura! Allorché si
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fatica, che male ci sarebbe? Un giorno tutti questi piccini, ripensando alle nostre veglie di Natale, si ricorderanno di me e mi diranno un De profundis
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signora piangente. - Quello che ti pare; per me sarà sempre lo storpio, - rispose ser Bindo. La nascita del primo figlio, che è sempre una gioia, una
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prendi tutto ciò che ti è caro, affinché tu serbi grata memoria del tuo soggiorno presso di me. Il cuore di messer Gentile balzò a quelle parole, ed
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, credo di non averla narrata mai. Me ne son rammentata udendo parlare di Pratovecchio e del convento delle monache. - Dovete sapere che qualche centinaio
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ebbe paura e disse allo sconosciuto: - Signor cavaliere, è tanto che camminiamo e non vedo dinanzi a me altro che una spianata, che somiglia a un
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rovistò la stalla, la casa, la cantina, salì in soffitta brontolando: - Agli altri due l'avete fatta; me non mi gabbate, streghe! Questo insulto lo
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feritori si slanciarono per ghermirlo. - Io l'ho ferito il primo! - gridò da lungi il conte di Poppi, - e la preda spetta a me. - Fu il mio strale che lo
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tu mi comandi e che non son più padrone di me. - Che te ne importa di quel che dicono, purché tu non rechi dispiacere alla mamma e a me, che ti
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la morte. Vi ho fatto un gran danno e voglio cercare di rimediarlo. Lavorerò per voi come un cane e non avrete servo più devoto di me. E da quel
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sbirbanti smi strovano ... - mormorò tutto afflitto ser Bandino. La vecchia rise facendo vedere le gengive spoglie di denti. - Quassù da me nessuno
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preparo il mangiare per otto giorni. Se io penso a te, tu pensa a me, e fammi trovare tante uova belle quando torno. Poi la vecchia si diede a
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, - che avete molta abilità nel raccontare, e due persone più, due meno, non devon mettervi soggezione. Nell'inverno me ne struggevo di venire a veglia
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è troppo buona. Bisogna che io inventi qualcosa per tirarla a me. Bussò a un albergo e, dopo aver tempestato un pezzo, riuscì a farsi aprire. L'oste
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su a dire quel frugoletto dell'Annina. - Però me l'ha confidato in segretezza la sorellina di Vezzosa, e non posso dirlo. Cecco aveva smesso di