LE NOVELLE DELLA NONNA. Fiabe fantastiche
detto la Regina. - Egli vede le nostre miserie e le solleva. Animo, figliuoli, e arriveremo alla fine di quest'anno come siamo arrivati in fondo a tanti
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. Ella non era molto affezionata a Carlo, perché lo conosceva troppo poco, ma si sentiva tanto lusingata che egli l'avesse scelta, che quella
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chi lavori, messer Parri? - Lavorerò per il Diavolo, - rispondeva lui, senza posare il pennello. Egli aveva già compiuto diverse opere importanti, e con
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, se bastava negli anni buoni a campare la famiglia, era insufficiente in quelli cattivi, e quindi era meglio premunirsi contro questi. Egli e i suoi
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dal calesse ed aver dato una "buona sera" frettolosa, egli corse nel canto del fuoco, ove la Regina aveva ripreso il posto che occupava nell'inverno
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. Egli si sarebbe divertito così per un pezzo, se appunto nel pian di Campaldino non avesse riportato alla gamba sinistra una ferita che lo fece cadere
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sordo. Egli riunì pochi abiti, abbracciò la madre piangente, la quale gli consegnò una medaglia d'oro con l'effigie di san Marco raccomandandogli di
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signor Durini volle, con premura insistente, che la Regina si mettesse in capo tavola, ed egli prese posto alla sua sinistra, mentre il professor Luigi
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dice che da quei libri avesse appreso la scienza e l'arte di scrivere in versi. Il Conte lo stimava poco, poiché egli non si compiaceva che in
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Regina, dopo essersi asciugate le lacrime, prese a dire: - C'era una volta un oste di Poppi, che era l'uomo più temuto di tutti questi dintorni. Egli non
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invecchiato che pareva su di lui fossero passati quindici anni invece di cinque. Egli si recò a Porciano, e saputo che la profezia del suo balzano s'era
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quel ragazzo con un testone che non poteva regger sulle spalle, era il tormento del vecchio Marcucci. Per quel povero bambino egli non aveva sentito mai
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lontano parente dei Guidi di Poppi, per nome ser Alamanno. I suoi genitori erano morti quand'era in fasce, ed egli era cresciuto nel castello, più
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, l'aveva pregata di un favore: egli desiderava che la conclusione del matrimonio fosse affrettata e che le nozze si celebrassero a carnevale. Non osava
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solo con Cecco. Dopo che egli aveva cantato, partendo, quel rispetto, la Vezzosa lo evitava, e Cecco se ne accorgeva bene e voleva avere una spiegazione
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vecchio sano anche lui, ma di carattere taciturno e dedito alla lettura ed ai libri. Egli aveva una predilezione per il pergolato del giardino, dove
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tenerlo in grande venerazione. Le donne dei vicini paesi, quando avevano qualche bambino ammalato ricorrevano al Romito, ed egli dava dei semplici
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, dove si dice che sieno i beati, e la felicità gli si leggeva in faccia. Egli si sfogava ad abbracciare la Regina, che si figurava fosse la sua sposa
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circondano; ne è padrone un cavaliere, chiamato Federico, il quale sta per morire. Egli ha una nipotina bella come il sole e docile come un agnellino. Va
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rivolta a Cecco; ma egli fece il nesci e continuò a tagliare col coltellino una pipa di legno che aveva in mano. - Dunque, si può sapere quello che è
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, li calpestava, e le imprecazioni dei morti giungevano al suo orecchio. Egli non dieci, ma bensì venti volte percorse il pian di Campaldino, e avrebbe
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egli. - Del resto, come avrei fatto ad aprire la porta se è chiusa a cento chiavi e ognuno di voi ne ha una? - Allora sei tu che hai ceduto alla
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maggiormente ogni volta che andava in collera. Egli metteva quasi sempre un'esse dinanzi a ogni parola, ma quando era in collera il suo dire diventava
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Maso, che faceva da capoccia dopo la morte del padre, li comandava tutti a bacchetta; egli si alzò e, aprendo la porta della cucina che guardava sulla
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per domandargli: - Ma che cos'hai, Cecco mio? Che cosa ti turba? - Nulla, - rispondeva egli. - Vi siete messe in testa che io abbia qualche afflizione
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celebrare il matrimonio. Egli giunse la vigilia, portando seco un grosso baule coperto d'incerato, e quando l'aprì, le donne rimasero a bocca aperta. Vi era
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ospiti accorsi da ogni parte del Casentino. Ma quando questi furono partiti, egli ebbe curiosità di vedere a qual somma ascendeva la dote della moglie
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contadinella di Farneta, che egli aveva incontrato più volte nelle sue passeggiate, e che aveva veduta curva sul lavoro quando passava col fucile in
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Repubblica inviò ser Bindo a Poppi, egli aveva da poco menato in moglie la bella madonna Bice, ma già la trattava come una serva, ed ella sopportava
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albergo per vedere se giungeva qualcuno. Egli spingeva lo sguardo verso la via Fiorentina, quando scòrse un signore, molto ben vestito, che cavalcava
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cuore si era di superare gli altri armaiuoli con l'eccellenza dell'opera sua. Di animo mite, egli componeva canti, mentre tirava in lamine sottili
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beneficati, che quelli che fingevan di non riconoscerlo, e moltissimi vantavano con lui parentela, sicché egli si ritrovava ad avere più cugini e
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animali, egli tirò in casa il sacco, lo sciolse e vide la povera bestia impaurita. Se la prese in collo, l'accarezzò e le fe' posto accanto a sé sotto le
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raccontar una apposta per Gigino. Egli m'ha detto stamani la poesia, e io voglio ricompensarlo. Il Rossino le si sedé accanto e la vecchia incominciò
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coperte, guanciali e utensili per arredare la capanna. Dopo poco egli tornò da Buona recandosi dietro Lupo, e trovò la bimba placidamente addormentata
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fiorini perché li desideri. - Io invece credo, - osservò Guido Pace, - che il sogno di Aghinolfo sia vero, perché se egli ha udito una voce di un vivo, è
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io per volergli bene, ci sarai tu, ed egli potrà consolarsi con te della mia mancanza, - diceva la vecchia. La domenica, Vezzosa, che non era più
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Cicciaporco. E, più tranquillo, stava per spogliarsi e andare a letto, quando sentì per il palazzo un gran trambusto. Egli non si mosse, ma di lì a poco i
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Vezzosa, ma ella era così felice, che non ci aveva badato; peraltro, quando giunsero all'orecchio di Cecco, fu un altro affare. Egli non voleva che si
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, affinché crescessero subito e facessero ghiande per i maiali di lei, che non avevano da mangiare, egli s'imbattesse, sopra una via costeggiata da siepi
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dei poderi, che egli incominciò a pensare che sarebbe meglio riaverli con le buone che con le cattive, e si rabbonì. Quando Biancospina lo vide più
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. La persona che più profondamente avea colpito l'immaginazione dell'ultimo dei Marcucci, era la Regina, la sua buona, la sua cara mamma; e appena egli
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fine, Gosto perse la pazienza. Una mattina egli andò dalla ragazza, che vagliava il grano nell'aia, e le disse che voleva recarsi lontano a cercar
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ingegnavano. Il conte Beltramo non udiva né le lodi dei valletti e dei paggi, né le denigrazioni delle donne. Egli passava la vita a caccia o in guerra
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me! Momo gongolava tutto, un po' dalla felicità di veder migliorare la moglie, un poco perché quella malattia gli aveva dato ragione. Egli lo diceva
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del conte Simone di Poppi, che lo prese con l'aiuto de' fiorentini. Il Conte ne rese grandi grazie al comune di Firenze, e andando egli in quella città