LA DANZA DEGLI GNOMI E ALTRE FIABE
ricompenserò. E la farfalla volò via. Un altro giorno Piumadoro ghermì, a mezzo il sentiero, un bel soffione niveo trasportato dal vento, e già stava
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Rinvennero al luccichìo di coltellacci enormi. Furono legate mani e piedi ad un bastone; ogni bastone, sorretto ai capi da due bifolchi, prese la via
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, e si alzò accennando verso le figlie: - Che beffa è questa? Chi ha messo tre scrofe al posto delle mie figliuole? Che beffa è questa? Via di qui! Via
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leggera che il nonno dovette appenderle alla gonna quattro pietre perché il vento non se la portasse via. Poi nemmeno le pietre bastarono più e il
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, capì che quello era il Castello dei Desideri e che il chicco gettato era il grano della Saggezza. Proseguì la via, trasportata dal vento. La pieride
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, prese la via della valle, si trovò fra gli abeti. Gli gnomi che la vedevano passare diafana, fosforescente nelle tenebre della foresta, interrompevano
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salvatore. Si ricordava confusamente d'averlo visto rimbalzare nel rigagnolo della via. Seguì il rigagnolo fin dove questo metteva foce nel torrente. Ma
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della via, ed era scomparsa. Al tocco aspro del nocciolo il Reuccio Sansonetto vacillò, come preso da vertigini; poi cominciò a ridere, premendosi gli
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. - Quella gazza dannata mi ha stregato l'accetta! Gettò via lo stromento e fece ritorno alla casa paterna. - Già di ritorno, figlio mio? - gli disse il Padre
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ventura. Si vestì d'un abito nero da un lato, bianco dall'altro e si mise in cammino. Per via incontrò un signore a cavallo: - Dove vai, ragazzo mio
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accompagnata dal grido degli uccelli notturni. Serena allibiva al pensiero di passare fra loro; eppure non c'era altra via e non poteva ritornare
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nuovissimo di grucce scolpite e prese la via di levante, attraversò monti e pianure, patì la fame e la sete, in attesa sempre della fortuna. E la fortuna non
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quelle rivissero all'istante. Le tre Principesse ripresero la via della patria.
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C'era una volta un Principe che ritornando dalla caccia vide nella polvere, sul margine della via, un bimbo di forse otto anni che dormiva tranquillo
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prelibati. Egli guardava quelle due mani isolate, volanti, cercava di afferrarle quando le aveva vicine, ma quelle deponevano i piatti e guizzavano via come
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minuscoli come api, rientrarono nelle cellette che si rinchiusero sul legno senza lasciar traccia. Prataiolo era felice. Riprese la via e giunse ad
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giuoco che gli era stato fatto. - Mi vendicherò - egli disse; e lasciò la città e prese la via del paese nativo. Giunse dal fratello contadino, che lo