LA DANZA DEGLI GNOMI E ALTRE FIABE
Ma non era ammattito. I più famosi medici del regno constatarono veramente che il Reuccio Sansonetto ringiovaniva. Era una malattia nuova e
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del macello. Cammin facendo le tre sorelle supplicavano i loro aguzzini. - Comando del Re! Esse piangevano, disperate. - Comando del re! Se il Re si
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mani delle donne, pettinò Doralice. - Ah! mamma, che mi strappate i capelli!... Pettinò Lionella. - Ah! mamma, che mi strappate i capelli!... Pettinò
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Piumadoro e Piombofino Il Re Porcaro Il Reuccio Gamberino La danza degli Gnomi I tre talismani La fiaccola dei desideri La lepre d'argento Nonsò La
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. Ingannava il tempo mangiando ciliege e scagliando i noccioli sui passanti, con una piccola fionda. I beffati alzavano il volto incolleriti, ma
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Quando i polli ebbero i denti e la neve cadde nera (bimbi state bene attenti) c'era allora, c'era... c'era... ... un vecchio contadino che aveva tre
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, perché tagliava il legno, attingeva al pozzo; e quelle lo compensavano con una ciotola di minestra. Ma quando Prataiolo compì i diciott'anni, il
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invano di confortarla; nei brividi dell'agonia la rondine aveva delirato, sospirando il mare, i fiori, i palmizi, la primavera senza fine. E Nevina da
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alto con i suoi compagni, e capì che quello era il Castello della Menzogna e che il chicco gettato era il grano della Prudenza. Viaggiarono due altri
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ancora; e osservò i noccioli, e ogni nocciolo portava inciso attorno: "grano dell'irriverenza"... Ad un tratto il Reuccio ebbe come una specie di
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tratto, tra la ramaglia e i tronchi diritti, gli parve di scorgere un chiarore tremulo: affrettò il passo sulle stampelle, giunse ad una capanna di legno
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più perversa. Ormai il peso del giovinetto era tale che tutti i buoi del Regno non bastavano a smuoverlo d'un dito. Medici, sortiere, chiromanti
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bambina; come ti chiami? - Piumadoro. - Io mi chiamo Pieride del Biancospino. Vado a disporre i miei bruchi in terra lontana. Un giorno forse ti
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. Candido imparava rapidamente e i maestri erano sbigottiti della sua intelligenza. Quando seppe leggere e scrivere, decise di mettersi pel mondo alla
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, alla ventura. - Sia come tu vuoi - disse il Padre, - ma non posso darti più di dieci scudi. - É poco, ma farò che mi bastino. Desiderio prese i dieci
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Chiaretta, Lionella, Doralice passavano i loro giorni nel porcile, piangendo e invocando pietà. Il Re, che amava occuparsi in persona delle sue
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le bestie immonde! E alzatosi furibondo cominciò a malmenare, a percuotere le figlie, a spingerle, a inseguirle attraverso le sale, i giardini, i
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, per distrarre la sua malinconia. Galoppava a ritroso, perché la malìa gamberina s'appiccicava pure alla sua cavalcatura. I contadini che vedevano
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la mensa e diceva: - A quest'ora ci si abbigliava per il ballo... Doralice rigovernava i piatti e diceva: - A quest'ora le nostre donne ci davano il
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passavano le campagne verdi, i fiumi d'argento, le foreste cupe, le città, le torri, le abazie minuscole come giocattoli... Piumadoro richiuse gli occhi per
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abitava un castello Principesco, a tre miglia dal villaggio, e la strada attraversava un crocevia, tra i faggi millenari di un bosco; nelle notti di
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supplichevoli, col muso palpitante, proteso verso di lui. Ma come il Principe gettò l'arme e s'avanzò, essa dié un balzo e disparve fra i tronchi degli abeti
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depose ai piedi del trono. Subito ne balzò fuori l'acqua fatata, fece un inchino e cominciò a salire i gradini del trono danzando e cantando al suono di
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luce veniva dalla collana abbagliante, appesa ad una mangiatoia. Fece arrestare il giovane e convocò i saggi della capitale perché decifrassero una