LA DANZA DEGLI GNOMI E ALTRE FIABE
ricompenserò. E la farfalla volò via. Un altro giorno Piumadoro ghermì, a mezzo il sentiero, un bel soffione niveo trasportato dal vento, e già stava
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nocciolo era diventato un ciliegio altissimo, tutto carico di frutti rossi e lucenti come rubini. Sansonetto ne mangiò uno, poi un altro, e un altro
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una scheggia in forma di rozzo cucchiaio. E non gli riusciva di far altro. Tentò e ritentò, poi capì di essere vittima di qualche incantesimo
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ventura. Si vestì d'un abito nero da un lato, bianco dall'altro e si mise in cammino. Per via incontrò un signore a cavallo: - Dove vai, ragazzo mio
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erano giunti a metà che cominciarono a guardarsi irrequieti l'un l'altro e si videro inverdire e coprirsi di squamme serpentine. Avvenne una scena di
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ancora. Il fumo si dileguò e la lepre riapparve ancora calma ed intatta, seduta sulle sue zampe, un orecchio su e l'altro giù, con gli occhi
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azzurra e senza fine, come un altro cielo tolto alla volta celeste, disteso in terra, trattenuto, agitato ai lembi da mani invisibili. Nevina proseguì
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e di ginocchia... Poi tutti s'alzano d'improvviso, scostano le sedie, cominciano a ballare guardandosi l'un l'altro, spaventati. Principi, baroni
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mia suocera, perché la sposa non mi risponde? - É timida, Maestà. - Eppure l'altro giorno fu così garbata con me... - La solennità di questo giorno la