LA DANZA DEGLI GNOMI E ALTRE FIABE
Nella Reggia si era disperati. Il Reuccio Piombofino aveva sfondato col suo peso la sala del Gran Consiglio e stava immerso fino alla cintola nel
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vertigine e socchiuse gli occhi. Quando li riaprì si trovò dinanzi alla casetta della Fata Nasuta e la vecchietta gli sorrideva. Si guardò, si palpò, era
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non ritornare alla Reggia mai più. Le tre sorelle promisero. Allora i bifolchi le portarono fino ai confini del regno, le slegarono e le abbandonarono
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! - Vendete uno dei buoi. Il Padre restò pensoso, poi si decise. Alla fiera seguente vendette uno dei buoi e col danaro ricavato mandò Candido alla scuola
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crederà bene, vi riceverà. - Meno cerimonie! Eccovi cento scudi. La guardia s'inchinò fino a terra e Cassandrino passò innanzi: alla porta reale
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alla porta un vecchio mendicante dalla barba bianca; e sempre le sorelle gli donavano una scodella di minestra. - Grazie, figliuole! Che mani da
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, dopo cena, disse alla figlia: - Serena, ho dimenticato il mio libro di preghiere nella chiesa del villaggio: vammelo a cercare. - Mamma, perdonate... è
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? - Non so. - Di dove sei? - Non so. Quel è il tuo nome? - Non so. Preso il bimbo in groppa, il Principe lo portò al suo castello e lo consegnò alla
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distratto attraverso le sbarre del porcile e diceva alla Regina: - É strano come queste tre bestie grugniscono pietosamente e protendono le zampe verso di
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, per distrarre la sua malinconia. Galoppava a ritroso, perché la malìa gamberina s'appiccicava pure alla sua cavalcatura. I contadini che vedevano
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, alla ventura. - Sia come tu vuoi - disse il Padre, - ma non posso darti più di dieci scudi. - É poco, ma farò che mi bastino. Desiderio prese i dieci
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Isole Fortunate, ed è quegli che ti chiama da tanto tempo con la sua canzone. É vittima d'una malìa opposta alla tua. Cinquecento coppie di buoi lo
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leggera che il nonno dovette appenderle alla gonna quattro pietre perché il vento non se la portasse via. Poi nemmeno le pietre bastarono più e il
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mondo alla ventura. Andò a salutare la sua sorella di latte, Ciclamina, e questa gli disse: - Voglio darti una piccola cosa, per mio ricordo. Non sono
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. Abbiamo portato dai paesi del Gran Turco un'acqua dilettosa che vogliamo offrire alla Maestà Vostra. E Chiaretta trasse fuori l'ampolla, la sturò, la
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immediato. La Regina si tolse dalla Corona la pietra più bella, la regalò alla strega e se ne andò.
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Alla mensa regale sedevano il Re, la Regina, le tre Principesse, cinquecento dame e cinquecento cavalieri. La Regina versò furtivamente nel calice
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giuoco si gioca? - Alla palla. - Giochiamo alla palla con quel tale che dorme? - Chi dorme? - Là, nel letto, non lo vedete? E attraverso le ciglia
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diciott'anni Fortunato decise di lasciare la capanna paterna e di mettersi alla ventura. Salutò il Padre, che lo benedì piangendo; si fabbricò un paio
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azzurra e senza fine, come un altro cielo tolto alla volta celeste, disteso in terra, trattenuto, agitato ai lembi da mani invisibili. Nevina proseguì