L'indomani
passata non macina più. Respinse le lettere dolcemente, come dolcemente faceva tutto, disposto a parlar d'altro. Marta ebbe un'audacia insolita; andò a
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quale egli faceva spesso passare la mano, seguendo quella mano, attaccandosi a lui per tutti i sensi, sentendosi sempre troppo lontana. A poco a poco
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irrequietezza nei ginocchi che faceva fremere Marta dall'altro capo dalla tavola. Marta oramai tenevasi sicura della fedeltà di suo marito, ma ne era gelosa
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riporre le uova; andava spesso in cucina a trovare l'Appollonia, le faceva raccontare qualche episodio dimenticato della sua infanzia e l'ascoltava con
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fatta donna. Comprendeva, sentiva, desiderava tutto. L'impressione era stata così rapida e violenta, che la presenza di quell'uomo, adesso, le faceva
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anni prima; e poi a scuola, una Oriani faceva lo stesso corso con lei, oh! si rammentava benissimo; una morettina dagli occhi fulminei. Alberto viveva
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l'assaliva qualche volta, era una malinconia vaga, uno scoraggiamento del quale non accusava Alberto, ma sè stessa. Ella faceva continui confronti tra
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dicendo faceva gli occhi teneri a Marta, tastandole il palmo della mano. Marta uscì di là scandalizzata, incapace di parlare. La signora Merelli
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mio amico le faceva la corte... infine la dolce creatura lo pregò di regalarle un divano, perchè sullo stesso divano dove essi filavano il perfetto
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camicia, lavoro suo, de' suoi giorni di fanciulla. Una specialmente, una bella camicia fina con lo scollo tondo arricciato, le faceva ricordare una
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vent'anni, ma sapeva tante cose. Sapeva che da piccino aveva corso il rischio di morire per aver ingoiato il nocciolo d'una susina; che faceva le bizze
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