L'indomani
- una gonnella pericolosa - aveva detto la mamma. Perchè? Infilò le calze, gli stivaletti, l'abito; era vestita. Tornò a guardare Alberto e la riprese
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queste vecchie strenne; le aveva guardate da piccina, nelle sere invernali, aprendole prima adagio adagio, con precauzione, soffiando sulla carta velina
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Le sembrava ancora la più bella poesia del mondo, l'aveva recitata un giorno al dottorone, sperando di commoverlo, ma egli aveva risposto: Non creda
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Marta aveva cercato, avidamente, il ritratto di Elvira. Non era insieme alle lettere, come non era unito alle ardenti parole della dedica; nè altro
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sorpresa, volendo impadronirsi degli intimi pensieri di suo marito, giocando con abilità la carta che il destino le aveva posta tra le mani. Intanto si era
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, di musei, di pinacoteche. Le Veneri che aveva viste, trionfanti nella loro nudità superba; le Lede voluttuose, le Diane innamorate, uno sciame di ninfe
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dottore che per solito non frequentava la compagnia, ma che in quella circostanza non aveva voluto mancare. Lo si era detto anche ai Gavazzini, ma
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intervenne, chiedendo alla sorella di Toniolo se fosse guarita da una nevralgia che aveva sofferto. - Sì, sì, sono guarita perfettamente. Ma nevvero che
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senza entusiasmo. Era diventata indifferente, pressochè apata; ella stessa non si riconosceva più. Non aveva nessun desiderio, le dava noia il
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Una visione, una fantasia che non aveva corpo, nulla. Del resto che cosa vedeva altrove? Gavazzini, dopo aver rapita la cara donna e bevuto il dolce
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Appollonia le aveva ben detto di non uscire quel giorno, che il tempo minacciava pioggia. Marta non le credette o credette di poter giungere al
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voluttuosamente. Aveva avuto una febbriciattola, leggera, tuttavia non le permettevano di alzarsi per quel giorno. Pioveva sempre, e nell' uggia del cielo
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un poco, mormorandole all'orecchio che era una cattivaccia, e se la trascinò dietro in cucina. Marta, che pure aveva una certa pratica di società
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Quando le avevano presentato Alberto, Marta che aveva ventitrè anni, che era intelligente e seria, comprese subito alle ansie della mamma, allo
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Alberto passava in farmacia con gli amici. L'amore vero era quello che Alberto aveva offerto a lei: il suo nome, la sua casa, i suoi servi; i pasti
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deserti della campagna, due ombre apparivano da lontano e si perdevano nel folto degli alberi. La signora Merelli, che nemmeno lei aveva mai visto la
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. Stando così sulla soglia del negozio, assolutamente freddo, non pensando a nulla, mostrando solo la faccia pallida illuminata dallo sguardo, Toniolo aveva
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- riprese il dottorone, con lo stesso accento ispirato col quale aveva, un momento prima, recitato i versi di Prati - è la poesia della vita, è la
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Le lettere che Marta inviava a sua madre, parlavano tutte di felicità. Si esaltava scrivendo dell'amore che Alberto aveva per lei, e si diceva il suo
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. A lei invece chiedeva notizie sulla casa, sulla madre di Alberto, su Alberto stesso. Era venuta a servizio quando Alberto aveva già passati i
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inglesi. Il sogno della sua ardente giovinezza si era avverato a puntino; un uomo giovane, simpatico, onesto, l'aveva chiesta in moglie, le aveva dato
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