L'arte contemporanea tra mercato e nuovi linguaggi
Pensiamo ai taccuini su carta millimetrata e datata o agli archivi colmi di souvenir, tra cui cartoline, ritagli di stampa, fotografie, bric-à-brac
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E infine, quanto è soggettiva e transitoria la percezione del brutto? Pensiamo alla serie di ritratti che Picasso fece a Dora Maar, la giovane donna
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assiste sempre più di frequente all'abbattimento dei monumenti e non alla loro elevazione. Pensiamo alla Primavera araba o al crollo dell’Unione Sovietica
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carriera artistica era emigrare in uno dei paesi dell’Europa dell'Ovest o negli ambitissimi Stati Uniti. Pensiamo a un esule come Ilya Kabakov, che
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Pensiamo anche a Shirin Neshat, che, più o meno all’epoca della rivoluzione iraniana (1979), da Teheran si trasferì in California e poi a New York
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è particolarmente esplicita: pensiamo ai video dell’israeliana Yael Bartana sulla propaganda politica nazionalista, alle installazioni e fotografie
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sia nell’ambito narrativo sia in quello documentario. Pensiamo, ancora, alle gigantesche campagne del tedesco Anselm Kiefer, dipinte come luoghi di
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ancora vergine come ai tempi del Far West, che sfugge allo sguardo e si sottrae a qualsiasi altra possibilità di misurazione e conquista. Pensiamo al
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controllo totale sull’opera, il cui compimento e la cui valorizzazione sono affidati allo spettatore-attore. Pensiamo a Joseph Beuys e alla sua «scultura
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alcuni artisti, non è inspiegabile: pensiamo a Jana Sterbak che cammina in una crinolina di ferro telecomandata (1993), ai numerosi interventi di
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’importanza dei progetti ideativi non può che essere ritenuta geniale, se pensiamo a quanto l’epoca digitale li abbia elevati a protagonisti di ogni
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: pensiamo ad André Breton e ai suoi «poemi oggetto», dove l’unione tra calligrafia e figure fa scintille. Sulla scia degli insegnamenti di grafica che
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paesi lontani che hanno molto da dirci, e così capiterà con gli artisti. Pensiamo al brasiliano José Oswald de Sousa Andrade, che ha redatto il
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Pensiamo al progressivo venir meno dell’affresco: creare le immagini direttamente nell’intonaco significava concepirle come decorazioni ambientali
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. Pensiamo alla relazione vero/finto. Pierre Huyghe, artista francese, nel film del 1999 The Third Memory espone la ricostruzione della rapina girata
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’idea di qualcosa che si definisce nel tempo. Pensiamo, ad esempio, al dripping, che allude, dalla pratica di Jackson Pollock in avanti (senza però
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Pensiamo al turbamento che ci trasmettono le figure raccapriccianti vermi, ossa, manichini di donne violentate dei set ispirati ai film dell’orrore
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. Pensiamo agli espressionisti astratti americani e alla loro riattualizzazione della pittura surrealista, in particolare alla rifioritura linguistica che
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curatore. Pensiamo a Richard Hamilton, che, nel 1966, organizzò la prima grossa retrospettiva europea di Marcel Duchamp alla Tate Gallery (The Almost
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riuniscono in gruppo dando vita a enti e associazioni non profit. Pensiamo alla storica Dia Foundation, che tra gli anni Sessanta e Settanta permise la
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lungo il suo percorso. Pensiamo alla già citata Spirai Jetty di Robert Smithson, un enorme vortice fatto di sabbia e pietre, che l’artista americano
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