L'arte contemporanea tra mercato e nuovi linguaggi
visitando un museo di arte antica nelle sale in cui non c’erano capolavori già noti: si pensi solo che il Louvre di Parigi ha deciso di organizzare
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anche in passato. Cosa c’è di più sensuale, scandaloso, perverso del modo in cui Eugène Delacroix dipinge, nel 1827, La morte di Sardanapalo come un
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Nel contemporaneo, c’è un lungo filone che da Duchamp, Dalì e Warhol arriva fino a Tracey Emin, cacciata dalla sua città al grido di «puttana puttana
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una dozzina in più rispetto alla precedente edizione. Va inoltre ricordato che anche nel cervellotico titolo scelto da Bice Curiger, ILLUMInazioni, c
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«creatività» che il filosofo mostra nel Filebo. Diversamente da quanto si scrive spesso, non c’è nemmeno per Hegel alcuna «morte dell’arte» all
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sfogliabili, piene di un vuoto in cui albergano domande e uno struggente senso di perdita. C’è una profonda indagine sull’esigenza di stare fisicamente
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questa (tanto profitto / tanta attenzione) non c’è da stupirsi che l’arte visiva sia beneficiata dal sistema, dal momento che il suo carattere di
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. L'attenzione al peso corporeo dipende dal fatto che l'artista si era ammalato di Aids quando ancora non c’erano cure per sopravvivere. Il tempo stava
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Questi esempi mettono in luce un altro elemento importante: nel mondo dell’arte globalizzato e postcoloniale c’è sempre più spazio per una pratica
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certo problema [...] ogni soluzione indica che c’è stato un problema al quale erano già state date altre soluzioni e per il quale saranno probabilmente
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C’è chi è impegnato in un’assidua documentazione di se stesso, come Giuseppe Penone, che in Svolgere la propria pelle (1970) fa un ritratto del suo
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artistici. Tra i motivi del contenzioso c’era anche Uccello nello spazio, una scultura stilizzata che non sembrava raffigurare un volatile perché non aveva
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Non c’è da stupirsi se si è rinforzata la presenza di artisti che si propongono anche come curatori. Non si tratta di un'idea nuova. Nel 1855
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ma vero), è un buon investimento. Se la si paga troppo poco, infatti, c’è il dubbio che le certificazioni di autenticità dell’opera non siano a posto o
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economica mondiale. C’è sempre un notevole squilibrio nella quantità di notizie che possiede chi vende rispetto a chi acquista e questo gap va colmato
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spese di gestione, non c’è modo di guadagnare sugli introiti. Alla Triennale di Milano, nello stesso anno, un visitatore è costato 41 euro nonostante
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