L'arte contemporanea tra mercato e nuovi linguaggi
L’arte di oggi viene dunque accusata di rappresentare troppo spesso ciò che risiede nelle viscere dell’uomo, dal sesso alla violenza. Ma è stato così
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E infine, quanto è soggettiva e transitoria la percezione del brutto? Pensiamo alla serie di ritratti che Picasso fece a Dora Maar, la giovane donna
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avanguardie e alla necessità di riunirsi in gruppo condivisa da futuristi, dadaisti, costruttivisti e surrealisti; ma anche alle avanguardie del secondo
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assiste sempre più di frequente all'abbattimento dei monumenti e non alla loro elevazione. Pensiamo alla Primavera araba o al crollo dell’Unione Sovietica
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Non si può non accennare alla funzione celebrativa dell'arte, che per secoli è stata di vitale importanza ma che oggi sembra essere caduta in disuso
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’assenza, la deformazione e lo scherno. Avere il coraggio di portarli alla ribalta ha avuto più di una ragione. Averlo fatto su quel plinto, celebrativo
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geopolitico. Ma ci vorrà tempo anche perché gli artisti di paesi emergenti abbiano il coraggio di attingere alla loro specifica storia senza sentirsi troppo
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una dozzina in più rispetto alla precedente edizione. Va inoltre ricordato che anche nel cervellotico titolo scelto da Bice Curiger, ILLUMInazioni, c
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nazione, di etnicità, di rapporti interstatali. Si pensi, ad esempio, alla nuova lettura della storia del cinema nazionale che Ming Wong propose nel
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, tutti e quattro gravitanti attorno alla rivista «October». Nell’ambiziosa storia dell’arte del XX secolo pubblicata nel 2005, la necessità ormai
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Una ricerca inedita di Stefano Baia Curioni ha collegato la presenza degli artisti negli stand della fiera Art Basel alla loro afferenza a un sistema
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scrivervi una misteriosa serie di numeri. Queste prove, scarne come «ossi di seppia» alla Montale, sono cariche di un pathos che non ha bisogno di
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mostra attraverso un'inclinazione allo spettacolo, alla meraviglia e allo scandalo. Eppure, proprio il successo mediatico degli artisti, la proliferazione
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Se il mondo è il luogo con cui commisurarsi e mettere alla prova se stessi, l’io è un altro spazio dell’inconoscibile, un abisso in cui avventurarsi
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controllo totale sull’opera, il cui compimento e la cui valorizzazione sono affidati allo spettatore-attore. Pensiamo a Joseph Beuys e alla sua «scultura
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In molti casi quello che ha reso più stringente l’aspetto politico delle opere è stato proprio il legame con le vicende individuali: si pensi alla
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Da un lato, insomma, perdura l’ideale dell’autore di eco modernista, che raggiunge il successo e il consenso corale grazie alla bravura e alla
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Ma questo punto ci porterebbe molto lontano. Lasciamolo dunque aperto alla discussione. L’arte deve porsi in modo diretto la questione dell’impegno
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• L’orientamento alla riduzione dell’opera ai suoi minimi termini, così come avevano insegnato, tra gli altri, Piet Mondrian e Constantin Brancusi
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• L’attenzione riservata al caso, dai criteri «alla cieca» che guidarono i disegni chiamati dai surrealisti Cadavres Exquis fino agli happening
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diventare commento alla grafica consumista, spesso ricca di elementi quotidiani, con la Pop Art e le pratiche realiste emerse dagli anni Sessanta e
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. Quest’attenzione è invece propria del Novecento, anche grazie alla nascita della psicoanalisi: l'Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud uscì nel
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La rivoluzione etica alla quale si è andati incontro con la possibilità di controllare le nascite è impossibile da sopravvalutare. Il suo impatto è
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dei popoli ricchi. Non per nulla nello stesso arco di anni è nata in ambito filosofico una corrente dedicata alla «biopolitica», in cui autori come
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alla disposizione positiva e progressista che aveva caratterizzato le avanguardie del primo e del secondo Novecento. Perno di questo ritorno all’ordine
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attorno alla rivista olandese «De Stijl», il cui primo Manifesto, pubblicato nel novembre 1918 in quattro lingue, inizia non a caso con questa frase
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i concetti legati alla Gestalttheorie e privilegiando opere costruite su una griglia geometrica.
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alla collettività fino a quando il modello di produzione fu rurale, venne preferibilmente personalizzato dopo che il modello di successo economico
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calce alla cosa.
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1961, alla Galleria La Tartaruga di Roma, fece salire le persone su «basi magiche» eleggendole a sculture viventi.
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comprano una sua opera, la transazione avviene oralmente, alla presenza di un notaio e di alcuni testimoni, con Sehgal che fornisce precise indicazioni
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di uso comune si pensi alla nota Testa di toro (1943) che ricavò dall’unione di un manubrio e di un sellino di bicicletta. Ricordiamo Anthony Caro
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non aver nulla di duraturo da dichiarare ai posteri. Nelle arti visive, questa insicurezza da un lato ha portato allo sgretolamento delle forme, alla
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sviluppare tecniche che esasperano la presenza di elementi poveri, anticonsumistici, vicini alla natura e alle nascenti preoccupazioni politiche ed
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delle nuove tendenze legate alla sperimentazione genetica sotto al cappello di «Art Biotech», un’arte prevalentemente dedicata alla sperimentazione
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alla vita domestica che si svolgeva in un altro continente. Ma sapendo a quali ambienti corrispondevano le luci, nella «mostra» era possibile
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, gli avrei dato del matto. Tanto basti riguardo alla preveggenza dei critici.
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implicite, che vanno dalla pregnanza del contenuto alla sua capacità comunicativa e alla sua forza anticipatrice. Non si dovrebbe invece esagerare l
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del tempo e della storia, ma palesa un complesso di riferimenti all’etica e alla cultura nelle quali viviamo. Ed è anche una generatrice di mondi, come
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prestigiosi, il Daad, il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia o il Turner Prize promosso dalla Tate Britain, o il Praemium Imperiale
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. Pensiamo agli espressionisti astratti americani e alla loro riattualizzazione della pittura surrealista, in particolare alla rifioritura linguistica che
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alla capacità di gradimento da parte di altri curatori e mercanti: non di rado, la ricaduta più evidente di questi regesti è di carattere commerciale.
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, dichiarazioni contro la guerra e tanto altro ancora. Marcel Duchamp allestì ben due mostre surrealiste; quella organizzata alla Whitelaw Reid Mansion di New
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segnano la storia e l’identità di un popolo, capolavori che non si fermano alla Gioconda di Leonardo, ma arrivano al Cristo morto di Mantegna, alla
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riuniscono in gruppo dando vita a enti e associazioni non profit. Pensiamo alla storica Dia Foundation, che tra gli anni Sessanta e Settanta permise la
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di un’opera, ma anche chi è più lungimirante e precorritore. Essi appartengono unanimemente a quella classe che anela alla considerazione pubblica e
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opere, che non sono beni fungibili. Non è un caso se gli investitori nel campo dell’arte sono aumentati all’alba del nuovo Millennio parallelamente alla
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nuovo in denaro. Non a caso, alla fine del XX secolo, hanno avuto un successo fulminante artisti come Gerhard Richter, Georg Baselitz, Elizabeth Peyton
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alla Russia comunista, fino all’America del New Deal e dei muralisti. Ma ce lo insegna anche qualche calcolo che riguarda i musei. Secondo studi
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L.O.V.E. (2010), l’opera che Maurizio Cattelan ha regalato alla città di Milano a condizione che rimanesse in Piazza degli Affari davanti al palazzo
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