L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte
sorprendenti e ammirevoli di questa grotta, che appare come l’opera di un artista d’avanguardia che abbia utilizzato quello che la produzione alimentare gli
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in quello che oggi è chiamato Sextantio: questo è il nome che si è dato a questo albergo diffuso. Non si tratta di un albergo fuori del centro storico
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. Cioè dal fatto che ognuno sa quello che conosce, e l’estensione della creatività artistica, anche per i più curiosi, è talmente vasta da non consentirci
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, quello per cui si debba andare, come accadde a me, nel 1973, con la mia prima grande emozione di fronte all’arte contemporanea.
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fronte al dipinto, un’equivalenza letteraria di quello che aveva davanti. Entrambi, Testori e Arcangeli, in gara l’un con l’altro: appassionati della vita
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si rifletteva nei suoi dipinti non fosse angoscia vera, bensì atteggiamento, artificio, finzione. E quello era anche il pensiero di Arcangeli fino a
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In quel rapporto tra cose lontane, un altro stimolo straordinario fu quello degli accostamenti che Arcangeli ci indicava fra il Piero della Francesca
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Al di là dei rimandi di Arcangeli, l’opera d’arte si fa riconoscere per quello che è così come la bellezza. L’opera d’arte ha una sua identità, una
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Il mondo di van Gogh è quello degli abbandonati, dei derelitti o, come ne La ronda dei carcerati, quello dei galeotti durante l’ora d’aria, sotto un
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Se negli stessi anni gli impressionisti rappresentano quello che si vede, van Gogh rappresenta quello che non si deve vedere ma che, nondimeno, c'è
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quello di un piccolo sarto di provincia; ma, toccato dal marchio come da Mida, quello stesso abito diventa una cosa importantissima, di grande valore e
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ama l’arte contemporanea. In realtà, non amo quello che non mi sembra degno di essere né contemporaneo né antico: le “croste” ci sono fra gli artisti
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essa costi. Era la conclusione di quello che si era verificato dagli impressionisti fino a Picasso, e che in van Gogh, sia pure dopo la sua morte
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per essere riconosciuto, poiché va verso il mercato, che per costituzione è quantitativo, e quello che importa all’artista cioè quello che importa al
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Romana, fra i quali ricorderò quello più drammaticamente in conflitto, Guglielmo Janni, che, nel 1938, smette di dipingere perché non vuole diventare
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finanziario internazionale, non ha più niente in comune né con tutto quello che fino ad oggi abbiamo chiamato ‘arte’ né con gli autentici artisti viventi, ma
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La mafia del mercato è difficile da debellare. Se non accetti quello che è stato riconosciuto come arte contemporanea, o che è predisposto a essere
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, quello in ogni senso parziale del “curatore”, bensì nei trecento sguardi di altrettanti testimoni del nostro tempo, individuati perlopiù nei campi
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Tra l’altro, l’interesse per questo tipo di arte è di gran lunga inferiore a quello per i musei tradizionali. Per fare un esempio: solo una minima
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paragonabile a quello che ne ha tratto, senza sborsare un euro, chi gestisce l’artista sul mercato dell’arte contemporanea? O ancora: perché abbiamo esposto
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psicanalitica: una forma che corrisponde al calco della mente, piuttosto che a quello del corpo. La componente istintiva prevale su quella razionale; non vi è
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fermato. Alcuni artisti continuano a fare con altrettanta qualità quello che hanno fatto in anni pur lontani e migliori: hanno un’energia vitale
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, romanzi, anche molto ben scritti, ma sono romanzi piccoli, con un respiro che non va oltre quello della novella lunga: questo perché è il cinema a
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corrispondere perfettamente agli altissimi pensieri della pittura rinascimentale. Se dal punto di vista del racconto il film fa più di quello che può fare il
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leggibile in due ore, un romanzo che avrebbe richiesto trecento pagine solo per la descrizione dei quadri, degli arredi, degli ambienti, di tutto quello
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avanguardia Giuseppe Bergomi, Africa con violoncello, 2011. perché ha tenuto in considerazione i sistemi della comunicazione, quello della pubblicità, quello
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L’arte moderna ha dunque la grande forza di rappresentare emozioni, cioè non quello che si vede bensì quello che si sente. E il suo atto d’inizio è
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perché da almeno dieci anni non si proponeva una ricognizione giudiziosa di quello che è accaduto nel panorama artistico italiano. E quanto è accaduto
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A Milano ho indicanto l’Hangar Bicocca. Perché l’Hangar Bicocca? Perché in quello spazio industriale riutilizzato, un artista come Anselm Kiefer, nel
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Quello che mi colpì quando una notte andai al Leoncavallo fu che quel centro sociale era un luogo di produzione di idee e di visioni, tanto che
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dove la trasgressione ha conquistato con una decisione autonoma quei muri, e li ha fatti propri. Ecco, quello che mi colpì al Leoncavallo fu la
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