L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte
che la creatività che la Biennale deve documentare, possa limitarsi a un dipinto o a una fotografia o a una scultura, o a una “installazione”. Dobbiamo
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contemporanea, prodotta nel nostro tempo, il critico deve registrarla, dove questa riesce a riguardare anche altri, oltre che l’artista; dove essa cessa di
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Chi si occupa di arte contemporanea chi la studia, più di chi la colleziona deve quindi cercare espressioni che siano fresche, che siano alla moda
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specialisti per essere capita. Se Tiziano, per esempio, è diventato quello che noi conosciamo, si deve non a un critico, bensì a un grande scrittore che si
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per esistere in quanto tale, deve cioè poter rendere visibili le proprie opere: altrimenti non esiste, sente di non esistere come artista perché non può
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che l’arte deve coincidere con la vita. L’arte non è la rappresentazione di un’emozione anche assolutamente semplice, pura, diretta cioè quel passo
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Se negli stessi anni gli impressionisti rappresentano quello che si vede, van Gogh rappresenta quello che non si deve vedere ma che, nondimeno, c'è
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compagno Giuseppe Capogrossi, il quale pittore figurativo di grande sensibilità improvvisamente capisce che per essere moderno deve diventare astratto
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contemporanea non deve prevedere sussidi di Stato, perché riguarda opere legate al mercato e soprattutto al rapporto che i loro autori hanno col mercato: un
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quel costo deve affrontarlo una struttura pubblica? Per chi sostiene la spesa, il Riso? Per il cittadino di Palermo che guadagna settecento euro al mese
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Gianfranco Micciché, il quale sostiene che la Regione ha il dovere di sostenere il Riso, insistendo su un sorta di ricatto morale per cui lo Stato deve
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quadrato di otto ettari, 300 metri per lato, 3 chilometri di percorso di cui non si vede il profilo se non a volo d’uccello, da un aereo. Si deve salire in
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