L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte
Credo di avere iniziato a guardare l’arte contemporanea una cinquantina di anni fa. Ero in un collegio salesiano a Este e un mio compagno di studi
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contemporanea, quindi finiscono per appartenere alla capacità di intendere di pochi. Altre volte si esprimono in maniera assolutamente universale e
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L'arte contemporanea è l’arte contemporanea per tutti, e la mia interpretazione dell’arte contemporanea è molto semplice: dipende dai miei limiti
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cosa è l’arte contemporanea?
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critici d’arte militanti, ovvero critici specializzati nell’arte contemporanea. Certo, anche da noi c’è la tendenza a separare l’arte contemporanea da
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autentica novità dell’arte contemporanea. Certo, ci sono alcuni artisti tedeschi e americani che producono opere importanti, ma non c’è più l’evento
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alle premesse dell’arte contemporanea, che non erano più soltanto Modigliani e Picasso, ma potevano essere anche Soutine, cioè un artista appartato
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Chi si occupa di arte contemporanea chi la studia, più di chi la colleziona deve quindi cercare espressioni che siano fresche, che siano alla moda
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scrittore, ma anche benché in controtendenza straordinario e sensibile critico d’arte contemporanea. Degli allievi del grande Roberto Longhi, Testori era il
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completamente diversi, è stato storico e vero maestro di teorie dell’arte contemporanea; poi Maurizio Calvesi, attentissimo studioso della storia dell
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“tramando”, così lo chiamava Arcangeli, ed era una profonda intuizione: nell’arte contemporanea la natura tornava al centro dell’opera, così com’era
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Procedendo con gli anni, e forte degli insegnamenti di Arcangeli, mi sono a tal punto occupato di arte contemporanea da aver dato nome a una Piero
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non ama l’arte contemporanea.
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contemporanea, che rese celeberrimo il suo autore un po’ come è accaduto recentemente con le dubbie trovate (“provocazioni”, le chiamano) di Maurizio
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Conviene ribadire due concetti fondamentali e apparentemente contraddittori: 1) tutta l’arte è arte contemporanea; 2) contemporaneo è un dato non
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epoca e quelle successive, in un continuo esserci che la rende costantemente contemporanea, a dispetto di tutti i passaggi di civiltà e di cultura
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Tutta l’arte, dunque, è contemporanea. È contemporaneo il maestro di Olimpia, è contemporaneo il maestro di Selinunte, è contemporanea la Venere di
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: quel malessere che è il fondamento dell’arte contemporanea.
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banco di prova di quel rapporto mercato-arte su cui si fonda l’esperienza estetica contemporanea. L’arte del passato non aveva il problema del mercato
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L’opera d’arte contemporanea, dunque, nasce cieca: è un’opera che non sa da chi sarà guardata e che non guarda nessuno. Mentre è impossibile
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Nell’arte contemporanea, dunque, le opere perdono identità, vanno per destini imprevisti, hanno una strada che non è stabilita prima; e tutto questo
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Neri Pozza, Veduta di Vicenza, 1974. occuparmi di arte contemporanea. Eppure sono perseguitato dalla leggenda nefasta e maligna di essere persona che non
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È quindi vero che, in questa singolare variante rispetto al passato, un valore determinante dell’arte contemporanea è la quantità. Un artista vale di
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, Battaglie, Deposizioni, Ascensioni. Nell’arte contemporanea, invece, abbiamo la coincidenza fra stile e soggetto: le nature morte di Morandi, le
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artistica una certa resistenza al godimento dell’arte contemporanea. Essa, infatti, è infinitamente ripetitiva, quindi preclude facilmente il passo alla
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il rapporto con il principio di quantità fondamentale per l’arte contemporanea, trovare una sigla riconoscibile. Qual era questa sigla? L’essere
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Occorre che chi colleziona dipinti di arte Guglielmo Janni, Pesi e trapezi, 1937. contemporanea sappia immediatamente dire: questo è l’autore. E
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“Perché nascondere ai cittadini il fatto che l’arte cosiddetta ‘contemporanea’, questa immagine di marca inventata di sana pianta dal mercato
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La mafia del mercato è difficile da debellare. Se non accetti quello che è stato riconosciuto come arte contemporanea, o che è predisposto a essere
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consuetudine, per immateriale usucapione. Come a dire: Io capisco cos’è l’“arte contemporanea” perché me ne sono sempre occupato, quindi posso includere
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d’arte contemporanea, identici a infermerie. E questo lo spirito che mi ha consentito con l’integrazione dei Padiglioni regionali, delle Accademie
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colpisca nell’arte contemporanea -restituendo gli artisti a un circuito di viventi, artisti le cui opere in qualche modo ci riguardano - se non fosse lo
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contemporanea non deve prevedere sussidi di Stato, perché riguarda opere legate al mercato e soprattutto al rapporto che i loro autori hanno col mercato: un
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percentuale degli abitanti di Napoli è interessata all’attività del MADRE (Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina strampalato ma suggestivo acronimo
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Altro esempio, il Museo di Palazzo Riso, polo dell’arte contemporanea siciliano. Entri al Riso e vedi venti pianoforti appesi al soffitto. Cosa sono
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sovvenzionare l’arte contemporanea legata alla mafia del mercato. Ma lo Stato non ha nessun dovere di farlo - anzi, avrebbe il dovere di sottrarsene
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contemporanea.
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L’arte contemporanea, d’altronde, è abbastanza facile da riconoscere proprio perché è un avvenimento del nuovo, ossia un nuovo modo di vedere la
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Era il 1973 o ’74, ed ero molto giovane, non ancora laureato. Seguivo le lezioni sull’arte contemporanea di Renato Barilli all’Università di Bologna
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vantaggio rispetto ai miei coetanei che si inoltravano nello studio dell’arte contemporanea come neofiti di una religione con santi, sibille e profeti
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mode. López García coltiva infatti il Antonio López García, La aparición, 1961. paradosso dell’autenticità che l’arte contemporanea sembra negare o
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raggiunto una dimensione universale, senza alcun commercio con i movimenti dominanti dell’arte contemporanea, stimolati soprattutto dagli Stati Uniti. È
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Da anni, l’arte contemporanea sembra immobile, e alcune sue testimonianze sono diventate così resistenti da farsi accademia. Che le avanguardie
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Perché Cappella Sistina? Non che la qualità degli artisti consentisse un confronto così azzardato, ma perché, se noi pensiamo all’arte contemporanea
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luoghi - evitando di segnalare i musei di arte contemporanea già noti - che avessero un carattere come “di improvviso”. Mi sembra che il caso di
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contemporanea, nella sua libertà e anche nella capacità di ridestinare ciò che è stato usato a una nuova condizione, quella della contemplazione estetica.
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