L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte
. Cioè dal fatto che ognuno sa quello che conosce, e l’estensione della creatività artistica, anche per i più curiosi, è talmente vasta da non consentirci
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fare arte in qualsiasi modo. Che poi quest’arte finisca per valere sul mercato, questo è il grande problema. Cioè, oggi abbiamo, a differenza del
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[V. S.] Le generazioni si chiamano tali in quanto testimoniano un tempo in cui si è fatto qualcosa. Allora, per avere una generazione, cioè
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movimento, cioè quando noi avevamo deciso che era ormai chiuso, una quantità di giovani han continuato a fare le lastre concrete. Ancora oggi, ogni tanto
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alle premesse dell’arte contemporanea, che non erano più soltanto Modigliani e Picasso, ma potevano essere anche Soutine, cioè un artista appartato
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per esistere in quanto tale, deve cioè poter rendere visibili le proprie opere: altrimenti non esiste, sente di non esistere come artista perché non può
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che l’arte deve coincidere con la vita. L’arte non è la rappresentazione di un’emozione anche assolutamente semplice, pura, diretta cioè quel passo
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Millet c’è una tradizione realistico-religiosa, e i suoi soggetti sono un’ulteriore negazione dell’impressionismo alla Monet e alla Renoir, cioè vita
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ammirati, i più osservati; con uno straordinario incremento di attenzione non soltanto spirituale e culturale: anche commerciale, cioè di mercato. Van
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- cioè al posto del riferimento personale - c’è il mercato, entità astratta che però è vitale, determinante. Un artista senza mercato e senza mercante è un
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In secondo luogo, Warhol indicava cinicamente che il valore di un’opera sta nel suo prezzo, cioè che il valore estetico di un’opera sta nel fatto che
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per essere riconosciuto, poiché va verso il mercato, che per costituzione è quantitativo, e quello che importa all’artista cioè quello che importa al
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hanno ciascuno una propria funzione a una liberazione degli istinti. Se non si comprende questo snodo fondamentale, cioè l’irruzione dell’irrazionale
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, cioè quella Antonio López García, Emilio y Angelines, 1961-65. che nel passato era legata agli affreschi o ai teleri o alla pittura storica, è stata
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Non so se sia vero quanto diceva Hegel e Argan ribadiva, cioè che l’arte è morta; vero è, comunque, che il suo stato è disperante. E lo è per colpa
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L’arte moderna ha dunque la grande forza di rappresentare emozioni, cioè non quello che si vede bensì quello che si sente. E il suo atto d’inizio è
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