L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte
sé, al di là di ciò che vi è esposto, come una meraviglia del mondo.
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ora. Così, insieme alla contemporaneità di ciò che esiste c’è la contemporaneità di ciò che è esistito e continua a vivere.
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artista che si chiama Anselm Kiefer, il quale ha inteso rimettere in piedi, in modo anche primitivo, ciò che è stato abbattuto a New York. C’è un nesso
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comunicare, non può far conoscere ad altri ciò che la sua arte rappresenta.
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imperativo pubblicare, nel senso di rendere pubblico ciò che ha creato nel privato della sua ricerca artistica. Un imperativo che indica una pulsione a uscire
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tutto ciò che egli liberamente produce; Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, La famiglia di Filippo IV (Las Meninas), 1656. è raro che il mercante dia
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delegando la gestione a una struttura basata su fondi privati. Avrebbe più senso destinare quelle risorse, peraltro scarse, al recupero di ciò che l
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caratteriale, ciò che unisce le due imprese è l’intenzione caparbia di entrambi gli artisti di far vivere le loro opere, di sentirle presenti e reali, di
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”. Sembra essere questo l’imperativo cui Cattelan obbedisce, nella convinzione che l’opera consista più in ciò che se ne dice che in un’essenza autonoma
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decadenza, di impotenza e difficoltà a identificarsi nell’arte, gli artisti dell’avanguardia continuano a riprodurre ciò che sono stati.
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in quegli artisti di cultura e di ambito simbolista che sostengono di dipingere ciò che non si vede. Per loro è importante che si percepisca il dramma
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della contemporaneità”, intendendo con ciò la sfida della grande dimensione, della dimensione imponente, della dimensione che pone l’uomo di fronte ai
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contemporanea, nella sua libertà e anche nella capacità di ridestinare ciò che è stato usato a una nuova condizione, quella della contemplazione estetica.
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