L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte
Pallavicina, a Polesine Parmense, vicino a Zibello, l’area del culatello. Sono i culatelli prodotti e destinati ai grandi ristoratori del mondo ma anche a
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, pensando ai tempi della prima guerra mondiale, ha, in quegli stessi luoghi, immaginato un museo con torri di vetro su cui sono riprodotte le poesie del
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condotta a un livello ancor più compiuto da un giovane svedese che ha acquistato un borgo vicino all’Aquila, prossimo ai luoghi del terremoto del 2009, Santo
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ancora vivo. Ho conosciuto Montale, Pasolini, Borges. La mia generazione ha visto due generazioni, dai miei dieci anni ai miei sessant’anni. Dorfles ne
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’avanguardia, arrivati ai trent’anni si fermano e rimangono fermi fino ai settanta. Per cui invece di essere l’avanguardia sono la peggior retroguardia. E
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, rendendo difficile la visita di molti padiglioni, insieme alla possibilità di trovare qualcosa che fosse memorabile. Se io chiedessi ai miei colleghi
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mangiare, a bere, a dormire, a far l’amore, a parlare di vicende famigliari, e intanto laggiù ma davanti ai nostri occhi morivano
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fu sfortunatissimo perché legato ai fasti della Roma imperiale e quindi a una visione solenne e retorica che si identificava con il fascismo. Ecco
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interno di prigione da cui non è possibile fuggire. Personaggi anonimi, molti senza volto, assimilati ai mattoni: il colore con cui sono rappresentate le
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c’è la diffusione fisica delle loro opere, che, attraverso tanti mercati periferici, arrivano fino ai collezionisti meno danarosi.
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“Perché nascondere ai cittadini il fatto che l’arte cosiddetta ‘contemporanea’, questa immagine di marca inventata di sana pianta dal mercato
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ai poeti per vedere il loro sguardo spingersi oltre gli orizzonti definiti, verso confini sempre più remoti, da me stesso imperscrutati. Per sapere
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“addetti ai lavori”. A Venezia, con voto palese di persone ammirevoli e ammirate, hanno ottenuto un certificato d’esistenza. Oltre ogni mafia.
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pagate dallo Stato in maniera che chi li amministra possa vendere le loro opere al triplo del valore che avevano prima. Cosa facciamo, l’elemosina ai
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vantaggio rispetto ai miei coetanei che si inoltravano nello studio dell’arte contemporanea come neofiti di una religione con santi, sibille e profeti
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, cioè quella Antonio López García, Emilio y Angelines, 1961-65. che nel passato era legata agli affreschi o ai teleri o alla pittura storica, è stata
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morto come artista ed essa è patetica come arte. La ricerca sperimentale ci affascinava negli anni Dieci ai tempi dei dadaisti, negli anni Venti ai
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analoghi ai grandi affreschi dei secoli passati, almeno quanto a estensione spaziale, ci sono stati, soprattutto in Messico, con l’esperienza dei muralisti
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della contemporaneità”, intendendo con ciò la sfida della grande dimensione, della dimensione imponente, della dimensione che pone l’uomo di fronte ai
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