Iris
(ma a un tratto un rapido bagliore luccica proprio sotto al monte tagliato a picco – e un grido di sorpresa strozza al canterino cenciaiolo l’Elogio
Iris
(Un cenciaiolo, tutto solo in disparte, canticchia un «Elogio alla Luna»:)
Iris
Oh, suprema e profonda la pietà che a noi ne viene da un dolore vero che sgorga da un’anima umana!
Iris
Là in un angolo un bouddah ride, i piccoli occhi sfuggenti, la enorme epa floscia giù a sfascio sul loto simbolico che gli fa da piedestallo.
Iris
Fuori, un grido di stupore dapprima, di ammirazione calda dipoi, d’entusiasmo, un supremo grido di trionfante avidità si eleva e vince perfino la
Iris
avido del giovane i lunghi spilloni cadono e disciolgono liberi i lunghi capelli che tumultuosamente, come un rivo da un colle, fluiscono giù per le
Iris
Il Piacere! – non è Jor! – E alla mousmé ratta ritorna con terrore la salmodìa di un bonzo che al tempio illustrava un terribile paravento sacro dove
Iris
(Osaka manda un grido di meraviglia e di entusiasmo)
Iris
che la intornia è fatta di luce mite e soavissima; un’altra ha la maschera della Morte, la terza quella di un Vampiro e le nuvole di veli che le
Iris
E Osaka la arresta d’un gesto assorto, ammirato!
Iris
Di lassù non un riflesso di una delle mille gaie lumiere del Yoshiwara!
Iris
(e Iris, fattasi un gran coraggio, così parla e risponde al giovane:)
Iris
eccone un’altra del triste verde di alga marina tutta a fiori di paulonia!,
Iris
(pietosamente i merciaioli lo sorreggono e l’accompagnano barcollante, inebetito, quasi un fantasma, verso la città).
Iris
La Vita è pur tuttavia sempre un cammino faticoso, ma è aggradevole se penso che conduce a Nirvana!
Iris
(ritira con paziente cautela l’uncino e trae a sé divelto un inviluppo di ortiche. – Gli altri ridono)
Iris
Tu mi hai tolto la vista, ma mi hai dato quella degli occhi di Iris; mi hai dato un Genio buono e gentile;
Iris
E il taïkomati riflette! – La fronte sua corrugata a poco a poco si spiana e finalmente la bocca si impronta ad un sogghigno di soddisfazione!
Iris
(con enorme sforzo il fortunato cenciaiolo svincola l’uncino rovesciando fuori dal blocco di fango… lo scrigno… di un sasso. – E gli altri ridono).
Iris
Un dolcissimo suono di sàmisen, più sospiro che suono, piuttosto bacio che armonia, così è dolce e mite, bisbiglia querulo poco lontano. Iris ascolta
Iris
di lacca ed oro di un fton ricchissimo, abbandonata la fragile persona alla stanchezza che ti ha affranto, e ti covre un velario trasparente come
Iris
in un attimo vi sale)
Iris
E ad un cenno di Osaka le kamouro portano e distendono su informée di bambou vesti ricchissime, variopinte, di diversi drappi, di diversi ricami
Iris
(E il taïkomati si allontana dalla verandah e si accosta ad Iris che le kamouro e le sapienti guèchas hanno in un batter d’occhio abbigliata – e la
Iris
La Luce è l’idioma degli eterni. E Iris, già eterna, sente la sua anima divenire fulgida come un raggio, alla voce ben nota del suo Sole che la
Iris
(Osaka e Kyoto, camuffati da istrioni girovaghi, sbucano dalla via entro al cerchio fatto loro dalle curiose mousmé con un codazzo di suonatori
Iris
Allora un grido – breve – supremo – poi negli occhi della mousmé passa la stranissima luce di un pensiero terribile; e Iris, forte, una Iris nuova
Iris
donna che attinge acqua; un altro una donna ignuda avvolta in un bôshi col quale cerca coprirsi senza riuscirvi, ed è una meraviglia di Yeishi; poi gli
Iris
Così, Iris, il furbo Kyoto con un pupo di legno può fare di te quello che vuole, mentre il giovane Osaka ti ha tentato invano colle vesti, coi tesori
Iris
(Intanto Kyoto – imitando la voce rauca di un vecchio catarroso – fa le più pazze grida del mondo, picchiando forte sul legno del Teatro a dare l
Iris
(Gli altri errano, un dietro l’altro, indagando i guizzi delle lanternuzze entro ai cespi delle erbe grasse e ortiche e cardi selvaggi, insensibili
Iris
(Un norimon si fa largo nella folla; è quello di Osaka, che sporge fuori curiosamente la testa. Ed egli rivede così la fanciulla e il suo errore
Iris
a bocca chiusa un «Anakomitasani» accompagnandosi al suono di sàmisen e tam-tam delle altre guèchas.
Iris
turno, quello della danza – e, dietro il Teatro, Kyoto toglie fuori da una cassetta i pupi: Dhia (una pupa tutta bianca); Jor (un pupo fantastico tutto
Iris
Tutto un sussurro di fiori intorno alla morente!… – Piove il sole sul picciolo corpo aureole irradiate!… Nella suprema agonia Iris finalmente non ha
Iris
Ah! a quella voce come il cuore di Iris sobbalza dalla gioia!; si leva, accorre, respinge Kyoto, Osaka, le guèchas e sale alla verandah, con un gran
Iris
Mentre le mousmé ripassano il ponte per ritornare al villaggio, Kyoto rapidamente depone un foglio scritto, tenuto disteso da rios d’oro e mommès
Iris
Per la strada che, flessibile come un ramo di volubile, segue tortuosa le capricciose sinuosità di una riviera nel disegno bianco dei pruni selvaggi
Iris
contendono gli orpelli di Kyoto – un moto di vita sfugge dal piccolo corpo di Iris – e allora, atterriti da quella vita laddove essi supponevano solo la
Iris
, sembrano guardare… Sono i guizzi della luce entro alle gocce delle lacrime sue!, e allora le anime di quei merciaioli sono invase da un gran senso di
Iris
La fanciulla si volge sorpresa, gitta un grido e si ritrae paurosa. Nel rapido movimento la leggerissima veste, che dormendo le hanno indossata le
Iris
Leggiere brume erranti fuggono ai venti; – e al di là, lontano, lontano, nelle immensità profonde dell’azzurro, immobile come un gran mare calmo, già
Iris
Kintoki abbracciato ad un orso che ride? È Momotaro gobbo e sbilenco? O sono forse gli Incubi in forma di granchi o nani dall’orribile rictus quelle strane
Iris
Come in un gran velario di nebbie, tutto inonda una tinta diafana e indecisa; – è la incertezza del primo raggio, ma gradatamente poi, ecco!, i primi
Iris
esperte donne in un rapido gioco di mani disabbigliano ed abbigliano la fanciulla dietro all’ingraticolato di bambou che serve di toilette, questa
Iris
uno schiuso cofano in avorio e smalto, saetta fuori tutto un vivo sfavillare di piccoli raggi multicolori di topazii, diamanti, smeraldi, ametiste
Iris
! Né la morte invocata le fu benigna; la vertiginosa caduta, che avrebbe sfracellato un atleta, colle bohmêrie viminose e le scirpe a cespugli, sporgenti