Iris
– quella della gloria, quella del piacere, quella del denaro. – La più appariscente delle Case Verdi è ora la tua abitazione: – tu vi riposi sul rialzo
Iris
impersona in quella – mousmé uguale ai Re davanti al Sole – è Iris, la figlia del cieco, quella che accorre sul limitare della sua casetta).
Iris
(E la veste è strappata, e con gran violenza, uno respingendo l’altro, odiandosi, in quella rapina, senza parole, affannati, i cenciaioli si
Iris
Il Cieco, inconscio d’ogni cosa, invano trattenuto da alcuni, continua inferocito in quella rabbia di scagliare fango e ingiurie.
Iris
Tu mi hai tolto la vista, ma mi hai dato quella degli occhi di Iris; mi hai dato un Genio buono e gentile;
Iris
(E il giovane, improvvisamente fatto appassionato alla rivelazione di quella bellezza, quasi pazzo, si aggrappa ai sostegni di ferro della verandah e
Iris
La mousmé guarda, guarda essa pure quello spettacolo nuovo – sente quella gran vampata di desiderii sul suo viso e sul suo corpo – ma non comprende l
Iris
Ed è in quella trionfante visione che gli occhi della mousmé si chiudono, onde sul suo pallido viso è ancora la calma della tenera giovinezza
Iris
Ma la mousmé dalla verandah di Kyoto arresta quel moto, quel linguaggio, quella agitazione, quell’incertezza nei desiderii, così essa rispecchia
Iris
Ah! a quella voce come il cuore di Iris sobbalza dalla gioia!; si leva, accorre, respinge Kyoto, Osaka, le guèchas e sale alla verandah, con un gran
Iris
sorriso e l’altro, colla sua faccia strana e buffona, comunichi una allegrezza bonaria, quella che tanto sa ingannare i fanciulli e gli esseri miti.
Iris
E Iris, la mite, la buona Iris crede a quella falsa dolcezza! — Tacitamente essa ha abbandonato la siepe del suo giardino per accostarsi al Teatro, e
Iris
Sono voci che rassembrano quelle dei tre personaggi della sua breve esistenza, il Giovane delle voluttà, il Taïkomati, il Padre cieco, ma, in quella
Iris
Il villaggio, dietro quella grigia macchia di alti, pallidi bambou, eleva ancora indecisi nella penombra i suoi bizzarri tetti; e il ruscello che lo
Iris
E il vecchio cerca intorno a sé; cammina, incespica, cade! Si rialza, chiama a gran voce! E quella notte implacata negli occhi suoi accresce tutto l
Iris
figlia – e s’abbassa!, e grida!, e impreca!, raccoglie, gitta fango!, ne raccoglie dell’altro e continua in quella violenza di gesti, imprecazioni a
Iris
che la intornia è fatta di luce mite e soavissima; un’altra ha la maschera della Morte, la terza quella di un Vampiro e le nuvole di veli che le