Iris
(Kyoto le coglie appunto in quell’abbandono di oziosa trascuratezza – e le investe:)
Iris
monotona in quell’aria già tutta piena di giorno e di vita.
Iris
Ma la mousmé dalla verandah di Kyoto arresta quel moto, quel linguaggio, quella agitazione, quell’incertezza nei desiderii, così essa rispecchia
Iris
palpitano a pieni cuori a quell’armonia e vi vivono ora!
Iris
E in quell’aere freddo e muto, che la primissima alba ingrigia debolmente, in quei supremi delirii del dolore fisico e della disperazione del
Iris
infrante e delle tenere carni stracciate a lembi nella gran caduta – scuote e desta dal sopore la fanciulla e la richiama alla coscienza di quell’orrore