Iris
No, tu non sei più sola, Iris. – La luce scende a te.
Iris
(no! – ecco di nuovo e più distinto il bagliore di prima. È la veste di Iris…)
Iris
E le mani alte si stendono sopra le teste dentro ai cui occhi passa il rapido incendio della più esaltata cupidigia!
Iris
Tu ora giaci nel cuore affannoso della città gaudente ove più accelerato batte il palpito delle esistenze nelle diverse febbri che agitano le genti
Iris
In gruppo, le kamouro e le guèchas si ritirano nell’angolo più oscuro e abbandonano sola Iris così alle fiamme di tutti quegli sguardi umani!
Iris
Iris non sente più le sue torture; – già vive, la fanciulla, di una vita tutta luce; – e al Grande amico che la guarda essa eleva la sua anima:
Iris
Colle loro lanternuzze, bizzarre umane lucciole della Vita cittadina, errano, l’uncino acuto a mano, guardando, desiderando, sognando i più pazzi
Iris
(Intanto Kyoto – imitando la voce rauca di un vecchio catarroso – fa le più pazze grida del mondo, picchiando forte sul legno del Teatro a dare l
Iris
Mentre tu accorri al tuo vecchio e cieco padre dietro il gruppo dei pallidi e sottili bambou, due mostri, più maligni di quelli del tuo sogno, hanno
Iris
più angoscie, affanni, paure, dolori. – Il suo sogno è di luce – è di fiori! – E raggi e fiori parlano il linguaggio eterno della pietà, dell’amore! –
Iris
pensiero, strane e beffarde ricordanze con più strane e beffarde voci e ricti aliano intorno; gran confusione di voci, cose, sentimenti, persone, ironie
Iris
Un dolcissimo suono di sàmisen, più sospiro che suono, piuttosto bacio che armonia, così è dolce e mite, bisbiglia querulo poco lontano. Iris ascolta