Iris
Nell’aria greve e letale pur tuttavia vagano incerte ombre strane.
Iris
(e il giovane rapido solleva la fanciulla, stretta a sé, avvinghiandola, mormorando nell’abbraccio:)
Iris
(Laggiù, nell’angolo, presso al bouddah che ride, si solleva lentamente la cortina di una porta. È Kyoto che introduce Osaka).
Iris
In gruppo, le kamouro e le guèchas si ritirano nell’angolo più oscuro e abbandonano sola Iris così alle fiamme di tutti quegli sguardi umani!
Iris
il rumore dei diversi linguaggi sale, sale alto vertiginoso, e le parole diverse, acute, basse, gioviali, provocanti, nell’entusiasmo del senso
Iris
Sul dilicato corpo, capolavoro distrutto, giù nell’abisso ove in fogna si sfoga la grande città, incombono solo le tre sinistre notti, la notte senza
Iris
laggiù, là, nell’estremo fondo, il Fousiyama, alto come la brama degli umani anelanti alla gran pace del silenzio!