Iris
(Kyoto fa preparare il Teatro dei Pupi. – Vi si mettono avanti, accosciati a terra, i suonatori; dietro ai paraventi tre guèchas attendono il loro
Iris
Come in un gran velario di nebbie, tutto inonda una tinta diafana e indecisa; – è la incertezza del primo raggio, ma gradatamente poi, ecco!, i primi
Iris
Iris, i mostri non abitano soltanto il mondo infantile dei sogni!
Iris
Già i loro desiderî ti sono intorno; – e sono desiderî di mostri; benché uno, il giovane, bello e in ricche, aggraziate vesti, appaia buono come il
Iris
(le mousmé seggono davanti al Teatro, formando così circolo, durante i preparativi).
Iris
(e i cenciaioli si arrestano avanti al corpo e non osano stendervi le mani)
Iris
avido del giovane i lunghi spilloni cadono e disciolgono liberi i lunghi capelli che tumultuosamente, come un rivo da un colle, fluiscono giù per le
Iris
Il Cieco tocca e ritocca, uscendo in gridi soffocati, il foglio ed il denaro – e i larghi occhi bianchi, senza luce e vita, che egli ruota intorno
Iris
(pietosamente i merciaioli lo sorreggono e l’accompagnano barcollante, inebetito, quasi un fantasma, verso la città).
Iris
ecco quelle candide, ove a striscie corrono in ogni senso, come insetti, i misteriosi caratteri nipponici!, –
Iris
O Morte, Signora Misteriosa, quanto sei grande nella tua pietà, Tu che tanti mari e cieli eterni poni fra gli umani e i loro dolori!
Iris
Là in un angolo un bouddah ride, i piccoli occhi sfuggenti, la enorme epa floscia giù a sfascio sul loto simbolico che gli fa da piedestallo.
Iris
Ancora i suoi primi raggi tremuli sussurrano lontanissimi l’annunzio della sua discesa benefica al mondo; – e l’aria già tutta intorno vibra armonie
Iris
Bouddah, lontano, dietro a lei, la grand’epa floscia a sfascio sul suo piedestallo fatto del loto mistico, ride sempre, i piccoli inesprimibili occhi
Iris
alla sporgente verandah che circonda fuori la Casa Verde, impediscono alla luce di penetrarvi, e, dentro, i trasparenti sourimoni di Gakutei, gli
Iris
Colle loro lanternuzze, bizzarre umane lucciole della Vita cittadina, errano, l’uncino acuto a mano, guardando, desiderando, sognando i più pazzi
Iris
Qui, nella dolcissima ora del drago, non verrà il Sole a dissipare i piccoli sogni paurosi della tua infantile fantasia!; – qui, nella misteriosa ora
Iris
Le mousmé, ginocchione, sedute sopra i piccoli piedi, guardano, ascoltano. Le loro anime pendono dalla cadenzata voce della guècha che si espande
Iris
affievoliscono lontano, lontano, i suoni dei sàmisen, cymbali, tamburelli e gongs!
Iris
(I due uomini si soffermano sul limitare e guardano la fanciulla seduta ancora avanti al tavolino dei colori. Anche così raggomitolata sulla piccola
Iris
(Gli altri errano, un dietro l’altro, indagando i guizzi delle lanternuzze entro ai cespi delle erbe grasse e ortiche e cardi selvaggi, insensibili
Iris
Dov’è ora l’umile casetta tua così modesta e semplice colle sue stuoie colorate e i battenti di quercia, o piccola Iris? – la bianca siepe di
Iris
in fiore che la fiancheggiano, si avvicinano i suoni tremuli di sàmisen, rimbombanti di gongs, chiassosi di tamburelli e striduli di koliû a fiato.
Iris
L’acuto gorgheggio delle voci giovanili si eleva alto, alto e bianco come i gigli sui flessibili e sottili steli. E quale contrasto forma il
Iris
Vampiro la nascondono… Alcuni fra i saltimbanchi rapidi s’impossessano della fanciulla; una mano sulla bocca le strozza un grido! E la danza finisce; e
Iris
’affannoso moto della vita cittadina, le strida dei merciaioli, le minaccie dei samouraïs, le ansanti cadenze dei djin, i diversi idiomi dei dragomanni
Iris
Il villaggio, dietro quella grigia macchia di alti, pallidi bambou, eleva ancora indecisi nella penombra i suoi bizzarri tetti; e il ruscello che lo
Iris
(E la veste è strappata, e con gran violenza, uno respingendo l’altro, odiandosi, in quella rapina, senza parole, affannati, i cenciaioli si
Iris
balenano rapidi splendori, echi di luce, vibrazioni misteriose d’altri infiniti mondi esultanti alla vita! – Or discendono i raggi; pallidi prima
Iris
Muore la Vergine colla visione splendente della immortalità; essa vede intorno a sé una fantasia di fiori – tutti i fiori della terra – che allungano
Iris
Ecco la scena: la allegra casetta di Iris; – il suo giardino colla piccola siepe di biancospine in fiore; – nettamente ora spiccano i pallidi e
Iris
posato presso alla profumiera attira i suoi sguardi – e appena finisce il suono, essa curiosamente vi si accosta e ne tenta le corde imitando
Iris
montagna, i tuoi grotteschi, bonarii o perversi folletti dalle facce sinistramente buffone? È Bènkei a cavallo della sua gran campana di bronzo? È
Iris
O bel Genio nipponico, bello e antico Genio delle poesie, leggende, paurosi drammi, grottesche commedie e ute dolcissime agli amori che animano i
Iris
(Ed ora sono i ricchi paraventi che attirano gli sguardi d’Iris: uno è dipinto da Hokusaï e raffigura Daīkoun che fa piovere denari d’oro su di una
Iris
altre a rose tay intrecciate a scettri di comando. E gru! E rami fatti a gabbie! E uccelli di tutti i colori su vesti cangianti! E teste di Dharme! E
Iris
vive nella picciola mente, sanguinano ancora i pensieri e le rimembranze! Tortura di anima e di corpo! –