Iris
(e i cenciaioli si arrestano avanti al corpo e non osano stendervi le mani)
Iris
Così qui muore la vergine, il picciol corpo abbandonato all’abbraccio della bomhêria velenosa e della scirpa pungente.
Iris
La mousmé guarda, guarda essa pure quello spettacolo nuovo – sente quella gran vampata di desiderii sul suo viso e sul suo corpo – ma non comprende l
Iris
fuori lungo il dirupo, facendo sostegni al leggiero corpo, accrebbe ad Iris il dolore e non le diede la morte invocata. Onde, come altrettante piaghe
Iris
Sul dilicato corpo, capolavoro distrutto, giù nell’abisso ove in fogna si sfoga la grande città, incombono solo le tre sinistre notti, la notte senza
Iris
Tutto un sussurro di fiori intorno alla morente!… – Piove il sole sul picciolo corpo aureole irradiate!… Nella suprema agonia Iris finalmente non ha
Iris
contendono gli orpelli di Kyoto – un moto di vita sfugge dal piccolo corpo di Iris – e allora, atterriti da quella vita laddove essi supponevano solo la
Iris
a lei gli steli, steli che si snodano e si stendono intorno al corpo suo come braccia umane, e lo sollevano alto,… alto,… là,… lontano,… lontano,… su