Iris
Io cammino anelando alla mèta!
Iris
Iris, ritta alla siepe, guarda.
Iris
Così sempre, chiamandola, il Sole la risveglia alla mattina.
Iris
(alcuni entrano nella casa, ed appariscono poi alla finestra spalancata)
Iris
(Un cenciaiolo, tutto solo in disparte, canticchia un «Elogio alla Luna»:)
Iris
(Kyoto fa cenno di introdurre in scena Dhia e dar principio così alla rappresentazione:)
Iris
(Così lo rinvengono alcuni merciaioli ambulanti che passano per andare alla città, e lo rialzano compassionati).
Iris
(una stridula risata è la risposta del giovane che volge con disgusto le spalle alla mousmé).
Iris
E le voci misteriose, così come hanno favellato alla fantasia della morente fanciulla, si estinguono bizzarramente.
Iris
(e le guèchas scompaiono via rapide senza turbare il silenzio che è intorno ai due uomini e alla fanciulla addormentata).
Iris
(E il giovane, improvvisamente fatto appassionato alla rivelazione di quella bellezza, quasi pazzo, si aggrappa ai sostegni di ferro della verandah e
Iris
alla Luna).
Iris
Tremulo vecchio, lasciati condurre dalla tua Iris! – Essa ti guida amorosa alla carezza vivificatrice del Sole. Il Sole ha ne’ raggi caldi il vigore
Iris
La Luce è l’idioma degli eterni. E Iris, già eterna, sente la sua anima divenire fulgida come un raggio, alla voce ben nota del suo Sole che la
Iris
alla sporgente verandah che circonda fuori la Casa Verde, impediscono alla luce di penetrarvi, e, dentro, i trasparenti sourimoni di Gakutei, gli
Iris
Ultimo appare egli, fantastica visione; ma sull’alta sua cervice, immacolata per eternità di neve, reca esso pel primo, alla vallea dove vive Iris
Iris
Il Piacere! – non è Jor! – E alla mousmé ratta ritorna con terrore la salmodìa di un bonzo che al tempio illustrava un terribile paravento sacro dove
Iris
Oh, come risuona triste la voce del Cieco che parla discutendo e sbugiardando il dramma falso di Jor e Dhia rivolgendosi alla fanciulla mentre si
Iris
Oh, il disperato urlo di terrore di Osaka, ritto davanti alla finestra spalancata, gli occhi in quel profondo nero dell’abisso nel cui fondo, ironia
Iris
E il Cieco, giunto sotto alla verandah, si abbassa a terra e, raccolto del fango a piene mani, lo gitta alto verso dove gli viene la voce di sua
Iris
Tutto un sussurro di fiori intorno alla morente!… – Piove il sole sul picciolo corpo aureole irradiate!… Nella suprema agonia Iris finalmente non ha
Iris
Ah! a quella voce come il cuore di Iris sobbalza dalla gioia!; si leva, accorre, respinge Kyoto, Osaka, le guèchas e sale alla verandah, con un gran
Iris
nel momento in cui Jor, il figlio del Sole, apparirà alla infelice Dhia, essa sarà già fuori dalla siepe, lontana dal cieco padre.
Iris
(Il giovane s’avvicina alla intimorita mousmé che non osa sfuggirgli, tocca colle mani la testa di Iris; costei chiude timorosa gli occhi. Al tocco
Iris
kamouro di Kyoto, si allarga come nube, si svolge, poi si raccoglie in spire mollemente intorno alla fanciulla e ne disegna il piccolo torso e l’onda
Iris
balenano rapidi splendori, echi di luce, vibrazioni misteriose d’altri infiniti mondi esultanti alla vita! – Or discendono i raggi; pallidi prima
Iris
laggiù, là, nell’estremo fondo, il Fousiyama, alto come la brama degli umani anelanti alla gran pace del silenzio!
Iris
di lacca ed oro di un fton ricchissimo, abbandonata la fragile persona alla stanchezza che ti ha affranto, e ti covre un velario trasparente come
Iris
posato presso alla profumiera attira i suoi sguardi – e appena finisce il suono, essa curiosamente vi si accosta e ne tenta le corde imitando
Iris
agili saettii di awabis, intorno alla agonia di Iris?
Iris
, trasformata, piena di energia e di volontà, respinge da sé Kyoto che le è vicino e corre alla finestra che poco prima le ha dischiusa la minaccia del
Iris
infrante e delle tenere carni stracciate a lembi nella gran caduta – scuote e desta dal sopore la fanciulla e la richiama alla coscienza di quell’orrore