In Toscana e in Sicilia
, Enrico Nencioni, scriveva, nel 1886, all'autrice una bella lettera della quale crediamo opportuno riportare qui alcuni brani: "In tutti i suoi
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spandendo intorno un tepore benefico e un odore sano, punto disgustoso. La zia Nena, benchè fosse stata ai suoi tempi, una bella ragazza e possedesse
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andare in Maremma. Se non andava, come avrebbe potuto svernare? I suoi compagni principiavano già a partire e se lui tardava ancora sarebbe rimasto senza
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non era fatta per stare al servizio, era troppo giovine, troppo gracile; e poi i suoi non avrebbero voluto di certo. - Quella era una sciocchezza
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nessuno la vide più uscire coi suoi piedi. Quando le dissero di chiamare il medico si disperò talmente che per calmarla dovettero prometterle di non farlo
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smarriva; o troppo strette e corte, che mettevano in mostra le sue gambine magre e brune, i suoi braccini angolosi e scarni, e le strizzavano
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delle donne ce ne son tante! Morto un papa se ne fa un altro! Ma il giovanotto non dava segno di capire, nè, per quanto facessero, i suoi compagni
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, dinanzi a quell'esserino bello, roseo, incosciente, non aveva saputo resistere e i suoi principî rivoluzionarî erano sfumati col sentimento di tenerezza
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massaru Turi. - La ragazza non potè rispondere subito; poi, con un sorriso, che parve piuttosto una boccaccia e che mise in mostra i suoi denti grandi e
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la caricò sulle spalle e coraggiosamente riprese la via della Chiana, accompagnato dalle esclamazioni di maraviglia dei suoi compagni.
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di cortesia, mostrandomi le fila dei suoi denti sani e bianchissimi. La prima volta che la vidi, con un bambino in collo, bella, bruna, con quegli
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